Manifestazione a Roma martedì 7 luglio dei 270 lavoratori degli appalti Ama (società di igiene urbana della Capitale) che sono a rischio licenziamento. La protesta si tiene a partire dalle ore 14,30 in piazza del Campidoglio. “La giunta guidata da Virginia Raggi continua a non mantenere gli impegni presi. Entro il 30 giugno avrebbe dovuto approvare il piano assunzionale di Ama. Ma niente”, spiegano i segretari generali di Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel Roma e Lazio (Giancarlo Cenciarelli, Marino Masucci e Massimo Cicco).

Per gli esponenti sindacali “ormai è chiaro che, dopo il fallimento conclamato delle politiche sui rifiuti, resta un solo obbiettivo a portata di mano: far fallire la società pubblica, farle perdere valore, spacchettarla. I primi a pagare il prezzo di questo disastro sono i lavoratori degli appalti che, dopo aver garantito per anni il servizio di raccolta porta a porta per le utenze non domestiche, adesso vengono lasciati in strada per scavare il fondo del barile”.

Un appalto, illustrano Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel, che è stato “reso così costoso dalla sindaca per ragioni di mera propaganda”, e che oggi “produce un dramma sociale che si poteva evitare”. Ama, aggiungono, dopo aver chiesto “il prolungamento dell'appalto ha poi ceduto alle pressioni dell'Ati, con capofila Roma Multiservizi, permettendo alle aziende di abbandonare l'appalto. Sta sfruttando l'emergenza coronavirus. La giunta tace. È chiara la volontà di fare cassa sulla pelle dei lavoratori”.

Per risolvere la situazione i sindacati hanno proposto diverse soluzioni, dall'internalizzazione del personale alle quote nei concorsi. “Ma Ama in tre mesi non è riuscita nemmeno a portare a casa il prolungamento dell'appalto, il cosiddetto ‘mutuo soccorso’, con la scusa di non avere le coperture. Se così fosse, perché aveva chiesto alle aziende di continuare il servizio fino a esaurimento fondi? Non si fa il gioco delle tre carte sulla pelle dei lavoratori. La verità è che internalizzare il personale con il servizio, visto il costo mostruoso di un appalto da 150 milioni, sarebbe un risparmio”.

Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel in questi giorni lanceranno la “cassa di resistenza”, per finanziare la sopravvivenza dei lavoratori e delle loro famiglie. “Bisogna ristabilire – concludono – un principio di responsabilità sociale, che va reso prassi, per evitare che altre centinaia di lavoratori in futuro subiscano lo stesso trattamento e affinché il sistema degli appalti la smetta di fare macelleria sociale”.