Settembre porta con sé la ripresa del dialogo per i rinnovi nei settori pubblici. Il 7 si sono date appuntamento all’Aran (l’Agenzia del governo che tratta i rinnovi dei contratti pubblici) le organizzazioni della sanità. Oggi l’appuntamento è stato per gli altri comparti. Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil, era all’incontro di martedì scorso, il secondo in calendario, per il rinnovo contrattuale del comparto sanità. Il suo è un giudizio interlocutorio, ovviamente. Si tratta di una “opportunità per definire i confini della discussione e delle ipotesi in campo”. Cgil, Cisl e Uil già prima dell’estate avevano fatto avere al governo la propria piattaforma per il confronto, mentre due giorni fa l'Aran ha presentato una prima ipotesi di testo che interviene in modo molto parziale sui primi quattro titoli del contratto: Disposizione generali, Relazioni sindacali, Ordinamento professionale, Rapporto di lavoro. Ma nel testo presentato dall’Agenzia manca proprio la parte che riguarda temi quali incarichi, sistema di classificazione, mobilità e formazione.

Gli interventi proposti dall'Aran hanno la caratteristica di mantenere il testo vigente, apportando alcune modifiche già oggetto di confronto sul tavolo delle Funzioni Centrali e tentando qua e là qualche incursione poco utile, ascrivibile – per il momento – alla dinamica del negoziato. Nell’illustrare il documento, il presidente Antonio Naddeo ha delineato i tre obiettivi fondamentali che l’Agenzia si pone, da raggiungere proprio attraverso il rinnovo del contratto: modifica/integrazione/aggiornamento degli articoli contrattuali, regolamentazione dello smart working e riordino del sistema di classificazione.

Il Titolo III del contratto, quello meno definito nel documento dell’Aran, riguarda il riordino della classificazione delle professioni sanitarie. “È il cuore del rinnovo per noi”, sostiene con forza Vannini, che ricorda come questo riordino vada definito rapidamente perché le poste economiche per coprire gli aumenti salariali, che saranno direttamente legati alle nuove classificazioni professionali, dovranno trovare collocazione nella prossima legge di Bilancio, quella che dovrà essere approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre. “Tutto questo è previsto dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, siglata da sindacati e governo lo scorso 10 marzo”. Occorre fare presto e fare bene.

“Abbiamo bisogno di sapere quali siano le loro proposte, aggiunge il dirigente sindacale, le nostre gliele abbiamo consegnate da tempo. Serve entrare nel merito della discussione sulla nuova classificazione, senza i testi è davvero difficile”.

Insieme a Michele Vannini, al tavolo del confronto sedevano anche Marianna Ferruzzi della Cisl Fp e Maria Vittorio Gobbo della Uil Fp, i tre dirigenti sindacati, unitariamente, hanno sottolineato che “essendo la revisione dell’ordinamento professionale e del sistema degli incarichi il cuore del rinnovo del contratto, abbiamo ribadito l’esigenza di entrare rapidamente nel merito anche degli articoli relativi a questa parte del contratto, sottolineando come ad oggi non sia ancora nota la posizione della delegazione di parte pubblica, nonostante la proposta di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fp sia stata presentata a febbraio 2020 all’interno della piattaforma contrattuale unitaria. Nel merito del confronto sui testi presentati, abbiamo formulato una prima serie di osservazioni riservandoci di inviare nei prossimi giorni le nostre proposte, così da poter iniziare il confronto di merito già a partire dal prossimo incontro fissato per il prossimo 21 settembre”.

La pandemia ha fatto tornare di stringente attualità ruolo e funzione della sanità territoriale, quella affidata ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e agli specialisti ambulatoriali. Ebbene il loro contratto, o meglio la convenzione che li lega al Servizio sanitario nazionale da rinnovare riguarda ancora il periodo che va dal 2016 al 2018. Per anni e anni le organizzazioni sindacali hanno sollecitato le Regioni a sedersi al tavolo e scrivere la nuova convenzione, senza ottenere nessun risultato. Nei giorni scorsi, quasi d’improvviso, la Sisac, l’agenzia che per conto delle Regioni tratta e sigla i contratti con questa parte di medici, ha fatto avere ai sindacati una bozza di nuova convenzione, che però è assai vecchia. Non solo perché riguarda un periodo contrattuale lontano nel tempo, ma anche perché ricalca il vecchio testo senza tenere minimanente conto di quanto successo negli ultimi 18 mesi. E soprattutto senza tener conto di quello che sta succedendo in questi giorni. Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil medici, è arrabbiato: “Siamo in una fase storica in cui si sta decidendo la riforma della Sanità territoriale nell’ambito del Pnrr. Verrà riqualificato il ruolo delle cure primarie e dei medici di medicina generale. La prospettiva è che la loro funzione e il loro lavoro non si svolgano più negli studi privati ma nelle case di comunità, e si pretende che i sindacati sottoscrivano una convenzione basata sul vecchio modello organizzativo”.

Sì, questi sono proprio i paradossi del momento; i contenuti della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le ipotesi di riforma illustrati dal ministro della salute Roberto Speranza sono tutti fondati su un nuovo e centrale ruolo della sanità di prossimità e di territorio, ma nella convenzione inviata ai sindacati non se ne tiene minimamente conto. Sembra proprio che i diversi livelli istituzionali del Paese facciano fatica a parlarsi e coordinarsi tra loro. Conclude Filippi il suo ragionamento affermando: “Prima chiediamo di conoscere il nuovo assetto organizzativo e poi adotteremo un conseguente accordo contrattuale. Fermo restando che auspichiamo che nella riforma si possa prevedere il possibile passaggio, per i pediatri di libera scelta e per i medici di medicina generale, dal regime della convenzione a quello della dipendenza dal Ssn”.