Mentre milioni di famiglie sono in attesa di una casa da anni, migliaia di alloggi pubblici sono sfitti perché hanno bisogno di una ristrutturazione. È il paradosso tutto italiano di un Paese che non muove un dito per affrontare e risolvere un’emergenza che si aggrava ogni anno di più.

Per questo il Sunia ha lanciato la petizione popolare per il diritto all’abitare, con il sostegno della Cgil e dell’Udu, Unione degli universitari, e raccolto 45 mila firme che vengono consegnate alla presidenza del Senato e alla Camera dei deputati in un'iniziativa a cui partecipano il segretario del sindacato degli inquilini Stefano Chiappelli, Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil, e Simone Agutoli dell’Udu.

Piano casa dove sei?

La petizione, sottoscritta da cittadini, sindaci e rappresentanti delle istituzioni, chiede di avviare una discussione con il governo e il parlamento su un tema così cruciale. L’ultima legge di Bilancio ha soppresso i fondi per il sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole, mentre prevede uno stanziamento davvero modesto, 50 milioni di euro per gli anni 2027 e 2028, per porre le basi per un improbabile piano casa.

“Le famiglie, gli studenti, i lavoratori fuori sede, i pensionati da anni attendono politiche abitative in grado di dare non solo una risposta alla richiesta di abitazione, ma anche un luogo sicuro in cui vivere” si legge nella petizione. I numeri di questa emergenza sono impressionanti.

10 anni in attesa di una casa

L’attesa per l’assegnazione di un alloggio popolare in molti casi supera i 10 anni. Il fabbisogno in Italia è di almeno 600 mila case di edilizia residenziale pubblica, partendo dalla riqualificazione e dal recupero del patrimonio non utilizzato, quindi a consumo di suolo zero. Gli appartamenti di edilizia pubblica sfitti che attendono risorse per essere ristrutturati e riassegnati alle famiglie in graduatoria sono oltre 60 mila e ogni anno questo numero aumenta. Il 70 per cento degli alloggi pubblici, che sono circa un milione, necessita di interventi strutturali o di efficientamento energetico.

Alle prese con il carovita

Il quadro è aggravato dalla condizione nella quale si trovano le famiglie, alle prese con la crescita dell’inflazione e l’aumento del costo della vita che hanno acuito il disagio sociale. Secondo l’Istat circa 2 milioni e mezzo di nuclei non sono nella condizione di poter pagare l’affitto e le spese condominiali che incidono per oltre il 40 per cento sul reddito, mentre per garantire il diritto allo studio servirebbero almeno 60 mila alloggi pubblici per studenti a costi sostenibili.

Italiani senza fondi

“Per questo chiediamo il rifinanziamento del fondo nazionale di sostegno all’affitto, 900 milioni di euro all’anno, e di quello per la morosità incolpevole per evitare nuove ondate di sfratti, e un intervento strutturale per ridurre il peso degli affitti e dei mutui sulla prima casa – afferma Stefano Chiappelli -. Un piano casa con finanziamenti statali e regionali, certi e continuativi, per aumentare il numero degli alloggi pubblici e rispondere così alle varie esigenze del Paese, una legge quadro nazionale di riordino degli enti gestori per migliorarne l’efficienza, i servizi e per garantire vivibilità e sicurezza”.

Passaggio da casa a casa

C'è poi la questione degli sfratti. "Ci vuole una regolamentazione che permetta al maggior numero possibile di famiglie il passaggio da casa a casa - aggiunge Chiappelli -. Da tempo riteniamo indispensabile un confronto serio con tutti i soggetti istituzionali e le rappresentanze della proprietà per trovare soluzioni che affrontino il dramma delle oltre 140 mila famiglie colpite attualmente da provvedimenti di sfratto, in un'ottica di salvaguardia dei diversi interessi".

Alloggi pubblici sfitti

Ma le richieste del Sunia non si fermano qui: ci vogliono una programmazione e un finanziamento pluriennale delle ristrutturazioni degli alloggi pubblici sfitti per consentire la loro riassegnazione alle categorie che vivono il disagio abitativo; la creazione di una banca dati degli immobili pubblici non residenziali dismessi e la predisposizione di un piano di fondi specifici per la loro riqualificazione ai fini abitativi; il rifinanziamento dei programmi di riqualificazione urbanistica, edilizia e sociale delle periferie.

Regole sugli affitti brevi

Infine, per il Sunia è fondamentale una nuova disciplina del mercato degli affitti brevi, che stanno togliendo di fatto molti alloggi dal mercato, contribuiscono a drogare il sistema dei canoni e a espellere gli abitanti dai centri storici.

"Un intervento pubblico in una materia così rilevante come quella della casa deve poggiare sulla sicurezza delle risorse - conclude il segretario del Sunia Chiappelli - che non possono essere inferiori a 1 miliardo di euro l'anno, facendo ricorso a fondi nazionali, comunitari e regionali. Per i prossimi tre anni non è stata prevista alcuna risorsa, solo 50 milioni per il 2027 e altrettanti per il 2028. Ciliegina sulla torta, il ministro delle Infrastrutture ha dato notizia dell’avvio di un tavolo su un non meglio specificato ‘Piano casa’, invitando fondamentalmente tutte le associazioni possibili e immaginabili ma escludendo i rappresentanti sindacali degli inquilini. L'invito al dialogo non può essere selettivo, lo dimostrano le migliaia di firme dei cittadini raccolte a dimostrazione del bisogno di essere ascoltati da parte del ministro".