“Finora non abbiamo visto un testo. Ci hanno presentato solo verbalmente la bozza che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri questa settimana, forse il 29 marzo. A quanto abbiamo appreso da un lato c’è la proroga di una serie d’incentivi fiscali per le imprese, dall’altro qualche elemento di novità sul made in Italy e l’internazionalizzazione. Ma a nostro parere manca l'elemento di novità che sarebbe stato importante, cioè la valorizzazione degli investimenti”. Lo afferma la vicesegretaria della Cgil Gianna Fracassi parlando a RadioArticolo1 del cosiddetto decreto crescita, sul quale la settimana scorsa c’è stato un tavolo tecnico fra governo e sindacati. “Siamo in una dimensione ben nota, per cui ci sembra che anche il titolo sia un po' sovrastimato rispetto ai possibili impatti che un intervento di questa natura può avere”.

Una cosa evidente, aggiunge la dirigente sindacale, “è che dal punto di vista degli incentivi fiscali rispetto agli altri governo non c'è alcun cambiamento. Siamo ancora di fronte a un’idea economica tutta spostata sul versante dell'offerta che non valorizza i bisogni e la domanda”. Insomma, “non si fa un'operazione diversa richiesta ormai da più parti, non soltanto dalla Cgil. Da parte nostra, sia chiaro, non c’è alcuna idiosincrasia per gli incentivi, però vanno collocati nel loro corretto ambito. Si tratta di strumenti che possono aiutare quando però si mette in campo una strategia più generale di sviluppo, e non è questo il caso”.

Il contrasto alle delocalizzazioni dei marchi storici italiani “non lo abbiamo valutato negativamente – precisa Fracassi –, però anche su questo tema attendiamo di capire meglio cosa vuole fare il governo". Per il resto “non c’è un'idea generale di sviluppo” e manca, tra l’altro, “un punto che noi abbiamo posto più volte, cioè quello delle filiere strategiche, degli ambiti strategici di intervento. Basti ricordare che proprio pochi giorni fa è stata presentata la strategia energia-clima, cioè un ambito sul quale si potrebbe intervenire attraverso una leva di investimenti di sviluppo a partire dal settore della conoscenza, per esempio”.