Una grande partecipazione dalla Basilicata per la manifestazione nazionale “Ripartiamo dal Sud per riunire il Paese”, promossa da Cgil, Cisl e Uil domani venerdì 22 giugno a Reggio Calabria. Circa dieci pullman sono in partenza dal territorio regionale per una mobilitazione che restituisce voce al Mezzogiorno, da troppo tempo fuori dall’agenda politica del Paese. 

Una condizione drammatica quella che da tempo vive il nostro sud, tra assenza di politiche di sviluppo e carenza di infrastrutture e servizi per la totale assenza, negli ultimi 20 anni, di investimenti e trasferimenti pubblici in termini di spesa in conto capitale. Parte delle risorse dovute al Mezzogiorno sono state utilizzate per le infrastrutture e i servizi del nord del Paese: circa 60 miliardi di euro di investimenti sottratti allo sviluppo del Sud. Questa è la vera ragione della crisi economica e sociale del Mezzogiorno. 

La manifestazione di sabato 22 giugno a Reggio Calabria rappresenta un punto di svolta per dare voce a una parte importante del nostro Paese che da troppo tempo non ha rappresentanza politica. Da anni assistiamo a un processo lento e lungo di deindustrializzazione del Mezzogiorno che ha visto la chiusura e la delocalizzazione di importati gruppi industriali. Un processo che non solo ha determinato la crisi occupazionale ma anche una mutazione  del tessuto sociale, in cui si è passati dalla richiesta di risposte collettive, di lavoro, a istanze individuali, come il reddito di cittadinanza. 

Il sud non ha bisogno di assistenza, ma di una chiara  politica di investimenti che parta dalle infrastrutture. La grande domanda di cambiamento del Mezzogiorno necessita di una risposta che tenga insieme i bisogni delle persone con l’esigenza di uno sviluppo di lungo periodo. Questa risposta non può che essere la creazione di lavoro. Lo sosteniamo da tempo: la strada da intraprendere è quella di un rilancio degli investimenti pubblici come leva per lo sviluppo dei territori, a partire dalla clausola del 34% dell’ordinario,  l’uso efficace delle risorse addizionali come il Fondo Sviluppo e Coesione, fermo ad appena l’1% di spesa.

Scuola, sanità, servizi per l’infanzia devono essere priorità per un sud dove ancora decine di migliaia di ragazzi si disperdono nel percorso scolastico o emigrano forzatamente per proseguirlo; dove le donne subiscono pesanti disincentivi indiretti al lavoro e dove, per la prima volta nella storia recente, lavorare non è sufficiente a garantirsi una condizione di vita dignitosa. Il sud ha bisogno di una chiara politica economica che punti a superare  il gap con il resto del Paese, non ad aumentarne il divario. Pensare di attribuire maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri, significa scegliere di cristallizzare e consolidare le disuguaglianze già esistenti. Se affermiamo che scuola, sanità, servizi per l’infanzia sono servizi universali, allora devono essere diritti esigibili sull’intero territorio. E  in questo quadro una piccola regione come la Basilicata rischia di più.

Per fermare questa situazione bisogna allargare la partecipazione e offrire un’alternativa a questo scellerato disegno autonomistico che vuole rompere l’unità nazionale attraverso un nuovo patto di coesione tra nord e sud del Paese da rilanciare con coraggio.  Perché non è vero che la  spesa pubblica al sud è maggiore che al nord, la spesa pubblica pro capite al sud per servizi, sanità, istruzione e trasporti è nettamente più bassa. Continuare sul crinale dell’autonomia differenziata è sbagliato, non solo per il Mezzogiorno, ma nel lungo termine anche per il nord: se si svuota il Mezzogiorno, non solo il sud sarà più piccolo e più debole ma con lui anche il nord, dove l’80% della domanda viene dal sud. L’Italia cresce se cresce il Sud.
    
Angelo Summa è Segretario generale della Cgil Basilicata