"Lo scorso 20 ottobre sono state depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione riguardo al processo 'Aemilia', che confermano la correttezza dell’operato dei giudici di primo e secondo grado. In Emilia-Romagna per decenni ha agito un’associazione ‘ndranghetistica autonoma, dotata di ingentissime risorse economiche, di uomini e di mezzi, capace di infiltrarsi in settori fondamentali del tessuto economico della nostra regione, fino ad assumerne in alcuni casi il controllo". Così Cgil, Cisl e Uil dell'Emilia Romagna in un comunicato unitario.

"Gli 'ermellini' hanno ribadito in particolare che, quella che per un decennio ha operato con 'penetrazione criminale' nella provincia di Reggio Emilia e si è infiltrata nel tessuto economico e sociale anche delle province limitrofe fino alla bassa Lombardia, non era solo una articolazione della cosca 'madre' calabrese, ma un’organizzazione autonoma caratterizzata da 'un articolato e differenziato programma associativo' e dotata di suoi uomini e mezzi", continuano le tre organizzazioni confederali.

"Come Cgil, Cisl e Uil - costituitesi e riconosciute parte lesa in quei processi -, esprimiamo soddisfazione per la sentenza della Cassazione, seppur prevalga in noi una forte preoccupazione, poiché riteniamo che il fenomeno ‘ndranghetistico, nonostante le indagini e i processi, sia tutt’altro che sconfitto. Proprio le indagini e i processi, tuttora in corso, infatti, a partire da 'Grimilde' e 'Perseverance', dimostrano come, dopo 'Aemilia', il fenomeno ‘ndranghetistico abbia continuato a infiltrare il nostro territorio e la nostra economia, evolvendosi e affinando sempre di più gli strumenti per riciclare denaro sporco, attraverso evasione fiscale e contributiva, false fatturazioni, appalti e sub appalti, sfruttamento di manodopera".

"Siamo in una terra nella quale sono presenti tutte le mafie nazionali e molte internazionali e che le ingenti risorse che vengono immesse nel nostro sistema economico e produttivo sono sicuramente un loro obiettivo. Di tutto questo, occorre avere piena consapevolezza. I meccanismi di appalto e subappalto sono un terreno appetibile per la criminalità organizzata, e in essa si celano meccanismi sempre più sofisticati di evasione ed elusione del fisco", proseguono le tre federazioni regionali.

"La tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici è il nostro mantra specie quelli più poveri e sfruttati, le vittime di caporalato e d'intermediazione illecita di manodopera (tantissimi giovani nel settore del turismo e nei servizi, nelle campagne, nella logistica, nell’edilizia, ma nessun settore è escluso) che quotidianamente vivono una condizione di sfruttamento, di negazione dei diritti, di mancanza di sicurezza, in alcuni casi (sempre troppi), rimettendoci la vita. In situazioni dove, come nel caso Aemilia, la buona economia e la buona impresa sono viziate da interessi criminali, che distruggono il tessuto sano della società", aggiungono Cgil, Cisl e Uil regionali.

"Continueremo a vigilare, a costituirci parte civile nei processi, a richiedere con forza, nei protocolli con le stazioni appaltanti pubbliche, nella contrattazione con le imprese, il rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori, le clausole sociali nei cambi d'appalto per la continuità lavorativa, le giuste applicazioni contrattuali, il diritto alla salute e sicurezza. Occorre avere piena consapevolezza che tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori è uno tra i principali strumenti per contrastare l’attività di criminalità organizzata e mafie. Quindi, da parte di tutti, anche del mondo delle imprese e delle loro associazioni di rappresentanza, occorre alzare il livello di guardia e gli strumenti per contrastare l’infiltrazione criminale e mafiosa", concludono le tre sigle confederali.