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Innovazione, serve più Stato
Secondo la Cgil sarebbe utile riequilibrio tra pubblico e privato nel piano per connettere il Paese
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Lo chiede l'Europa, serve all'Italia per ripartire e per connettere il Paese. Rispetto al piano Conte diminuite le risorse, c'è troppo privato e manca la scelta del “campione nazionale” per la rete unica
Pubblica amministrazione, sanità, giustizia. Ma anche imprese, attività commerciali e quelle culturali, istruzione e ricerca. Insomma per far compiere il salto a tutti i settori economici e sociali del Paese è indispensabile digitalizzarlo. La Missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha questo come obiettivo: con gli investimenti previsti si dovrebbe assicurare la fornitura di banda larga e connessioni veloci.
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Innovazione, serve più Stato
Secondo la Cgil “il Piano non prevede una politica industriale fondata su un nuovo ruolo economico dello Stato, bensì prevalentemente su incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato, pur rafforzando le infrastrutture digitali della Pa (a partire dal cloud). Bisogna, però, frenare la disintermediazione digitale del servizio pubblico. Grande attenzione andrà posta sulla Legge annuale per il mercato e la concorrenza. Gli interventi su cultura e turismo dovrebbero essere inquadrati e resi coerenti in un Piano nazionale per cultura”.
Una nota certamente positiva, secondo la Confederazione di Corso d’Italia, c'è: gli investimenti nella connettività a banda ultra larga saranno destinati per oltre il 45% al Sud, così come verranno rivitalizzati i distretti dell’aerospazio delle regioni meridionali.
Tra i problemi aperti c'è il fatto che la dotazione di risorse è diminuita passando da 46,3 miliardi a 40,73. Ma soprattutto è cambiata, e non di poco, la distribuzione delle risorse disponibili dando il segno dell’operazione: