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È arrivato il momento dell’attesa. Mentre in tutto il mondo sale la domanda di parole chiare sulla transizione fuori dai combustibili fossili, cioè si chiede di uscire dalla mera enunciazione e di fissare tappe e piani precisi, a Belém i negoziati si fanno febbrili. Non bruciare combustibili fossili è la condizione per sperare di limitare il riscaldamento globale, perché proprio le emissioni derivanti dall’uso di carbone, gas e petrolio sono di gran lunga la più importante causa del fenomeno.
La presidenza della Cop (Brasile) ha fatto circolare un testo preliminare che affrontava la questione della transizione fuori dai combustibili fossili, già diventata comunque questione centrale della conferenza e quindi, nonostante le furbizie e gli atti di imperio di vari attori, tornata protagonista.
Atmosfera incandescente
In queste ore ovviamente in molti stanno lavorando per ostacolare una decisione che costringa a piani e tappe precise. Alcuni si travestono da pompieri, invocando decisioni “equilibrate”: ma in questo momento negoziale si tratta di coloro che non vogliono impegni. Chissà quanto lavoro avranno i lobbisti dei combustibili fossili, presenti in massa dentro e fuori le delegazioni dei governi. In questo quadro, la notizia che nel centro che ospita i lavori si è sviluppato un incendio e l’area è stata evacuata rende l’atmosfera ancor più sospetta, oltre che incandescente.
Bozze deboli
Tornando ai negoziati, per ora le bozze che girano sono deboli e non hanno ripreso la chiara richiesta di oltre 85 Paesi e migliaia di gruppi della società civile di definire delle tabelle di marcia per abbandonare i combustibili fossili e arrestare e invertire la deforestazione entro il 2030. Eppure, il presidente Lula era stato inequivocabile nelle sue osservazioni iniziali sulla necessità di tali roadmap.
Preoccupante anche la crescente perdita di leadership da parte dell’Unione europea: anche qui, la responsabilità non è dell’istituzione, ma di chi la dovrebbe far vivere, i governi. Molte voci danno quello italiano come responsabile di una posizione debole proprio sul percorso di uscita dai combustibili fossili.
Italia, posizioni ambigue
Oggi il ministro Pichetto Fratin ha smentito, ma in realtà la posizione appare ambigua. Stupisce, soprattutto, che il ministro paia preoccuparsi soprattutto della promozione dei biocarburanti anche per il settore auto, una strada senza uscita e ambientalmente dannosa: i pochi biocarburanti davvero sostenibili, derivanti cioè da vere materie di scarto, servono ai settori che non possono essere elettrificati. Insomma, un altro esempio di posizioni velleitarie e, queste sì, davvero ideologiche che, per l’Italia creano solo ulteriori ritardi e minano la competitività, quindi fanno danni per tutti.
Le decisioni della Cop30 incideranno sul futuro delle generazioni future, sono un'occasione fondamentale per mantenere il limite di 1,5 °C alla temperatura della Terra e ridare slancio all'azione globale per il clima. Speriamo che i ministri che stanno negoziando potranno andare dai propri figli e nipoti e dire che hanno lavorato per loro.
Mariagrazia Midulla è responsabile Clima ed energia del Wwf Italia






















