“Avevo capito che i voucher erano uno strumento pensato per ridurre il lavoro nero, invece io e i miei colleghi avevamo un contratto e ora ci ritroviamo ad essere pagati con questi foglietti, senza diritti, senza prospettive”. A parlare è una delle “maschere” del teatro Laura Betti di Casalecchio sul Reno (Bologna), salito alla ribalta delle cronache nei giorni scorsi proprio per il singolare percorso contrattuale riservato dalla proprietà (l’Ater, associazione teatrale dell’Emilia Romanga, soggetto misto pubblico-privato) ad alcuni dipenenti, le “maschere” appunto. 

“Io lavoro al Betti da circa un anno, ma ci sono colleghi che lo fanno da molto più tempo - ci spiega la lavoratrice passata a voucher, che preferisce mantenere l’anonimato - persone che in alcuni casi speravano di trasformare questa attività, che è comunque part-time e stagionale, in un vero lavoro”. Invece a fine dicembre 2016 e senza alcun preavviso arriva la comunicazione: “Il nostro contratto che sarebbe dovuto scadere a maggio è stato interrotto - racconta ancora la maschera - e al suo posto sono arrivati i voucher”.

“Per noi è stata una vera mazzata - continua la lavoratrice - perché questo lavoro e questo ambiente sono davvero belli e molti di noi volevano investire e sperare in questa esperienza, ma con i voucher non è possibile farlo. Intanto, ci è precluso l’accesso agli ammortizzatori sociali e poi, era già difficile coordinare il nostro lavoro prima, visto che non ci sono orari precisi e fissi, ma adesso è pressoché impossibile, anche perché se mi finiscono i voucher previsti per quella giornata io non ho più copertura assicurativa e mi devono mandare a casa. Speriamo tutti che tornino indietro - conclude la maschera - perché questa scelta alla lunga penalizza tutti”.

E a quanto pare un ripensamento è effettivamente alle porte. "Abbiamo deciso assieme ad Ater di sospendere la decisione di imporre i voucher a tutti i lavoratori occasionali del Laura Betti, e di incontrarci con la Cgil per pensare a soluzioni alternative”, ha dichiarato l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti dalle colonne del Corriere di Bologna. “Si tratta indubbiamente di un successo per i lavoratori e per noi della Cgil - commenta Antonio Rossa, della Slc Cgil di Bologna -  tuttavia l’idea di cercare soluzioni alternative ci lascia un po’ perplessi. Qui non servono soluzioni alternative, c’era un contratto e quello va ripristinato. Dunque, verificheremo fino in fondo che le lavoratrici e i lavoratori riabbiano pienamente i propri diritti”.