"Il 18 dicembre saremo presidio davanti alla Camera dei Deputati per non sentirci dire dal governo e dal Parlamento: anche quest’anno… si investe il prossimo anno”. Così, in un comunicato di Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani), Coordinamento ricercatrici e ricercatori non strutturati, Flc Cgil, Link e Rete 29 Aprile. Per sindacati e associazioni nella legge di stabilità 2016 servono più fondi, tali almeno da recuperare i tagli che sono stati fatti in questi anni. E invece, denunciano le sigle, "in legge di stabilità al Miur sono imposti 'risparmi' per oltre 220 milioni per il 2016 di cui 20 al Fondo di finanziamento ordinario": Inoltre, "non è accettabile che si usi una tornata di Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) - peraltro costosa, mal progettata e peggio realizzata - come foglia di fico per giustificare altri tagli, ingigantire le disparità tra gli atenei italiani e inasprire un 'tutti contro tutti' che è l’esatto contrario della collaborazione che sarebbe necessaria".

Le sigle chiedono anche che all’interno del capitolo sul finanziamento ci sia un piano chiaro e mirato sugli atenei del Meridione che hanno subito più degli altri in questi anni le politiche dei governi che si sono succeduti. "L’università – insomma – non può vivere sullo sfruttamento del lavoro di migliaia di ricercatrici e ricercatori precari che hanno diritto ad un piano di reclutamento molto più cospicuo dei mille posti previsti per il momento nella legge di stabilità. Serve infatti un piano da 20.000 posti di ruolo in 4 anni per compensare i 12.000 docenti persi negli ultimi anni dall’università italiana e quelli che andranno in pensione nei prossimi anni".

Di pari passo servono anche tutele per tutte le figure che oggi vivono la precarietà del mondo della ricerca, "a partire dai dottorandi, nemmeno nominati in legge di stabilità, che spesso si trovano a dover affrontare il loro percorso senza borsa di studio e ai quali, al pari degli assegnisti, non è riconosciuto il diritto alla Dis-coll".

Sul piatto c'è anche la necessità del rinnovo del contratto di lavoro, un rinnovo vero,  "non l’elemosina prevista oggi dalla legge di stabilità" e che "anche all’Università venisse riconosciuta l’anzianità di servizio ai fini giuridici e pensionistici e che gli scatti stipendiali, ormai a valutazione, ripartissero dal 2015, com’è avvenuto per altre categorie analoghe. Questo perché non ci pare il caso di continuare a penalizzare per tutta la vita lavorativa chi ci lavora negli atenei, colpendo in particolare, al solito ed in barba alla retorica pubblica, i più giovani".

Non può mancare, infine, tra le rivendicazioni anche quella relativa al diritto di studio: "Se quest’anno deve essere una svolta per l’università non si può chiudere gli occhi di fronte alla situazione in cui versa il diritto allo studio nel nostro paese – si legge nella nota –. È ormai noto quali sono le risorse necessarie per abolire la figura dell’idoneo non beneficiario e per risolvere la situazione degli esclusi causa nuovo Isee. Non ci sono scuse: oltre ai 50 milioni annunciati da Matteo Renzi ne servono almeno altri 150, cifra comunque irrisoria di fronte agli investimenti degli altri paesi europei".

 


 

ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani

Coordinamento Ricercatrici e Ricercatori Non Strutturati

FLC-CGIL – Federazione Lavoratori della Conoscenza

Link – Coordinamento Universitario

Rete 29 Aprile