Il Decreto Ministeriale n. 546 sulle modalità e i contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea "conferma tante delle preoccupazioni che avevamo denunciato già a gennaio, a cominciare dalla riduzione dei posti messi a bando, drasticamente inferiori a quelli degli scorsi anni". Ad affermarlo in una nota è Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari. 

"Considerando tutti i corsi ad accesso programmato nazionale - spiega Dionisio - saranno disponibili 1696 posti in meno, di cui 741 a Medicina e 826 ad Architettura. Proprio in quest’ultima facoltà spesso si verifica il paradosso che gli aspiranti studenti sono in numero inferiore rispetto ai posti disponibili e il Ministero, anziché prenderne atto e andare verso il libero accesso, decide di mettere a bando meno posti: una scelta del tutto insensata".

Continua Dionisio: “Purtroppo non finisce qui. Quest’anno il MIUR ha riportato nello stesso allegato 4 la tabella dei posti messi a bando per i test, distinti tra studenti, comunitari e non, residenti in Italia e studenti non comunitari non residenti. È un dato ormai consolidato che questi ultimi posti non vengono mai coperti interamente, visto che spesso gli studenti non comunitari non residenti che sostengono il test sono in numero inferiore rispetto ai posti disponibili. Il MIUR continua nella politica miope di mettere a bando posti che già sa che non verranno assegnati, prevedendo l’impossibilità di destinare quei posti a comunitari e residenti. Questo di fatto comporta un ulteriore taglio, contro il quale abbiamo già messo in campo azioni legali negli anni passati”.

“Prevediamo che ulteriori riduzioni, inoltre, deriveranno dal fatto che il MIUR ha inserito all'interno del decreto la previsione della chiusura perentoria delle graduatorie entro la conclusione delle attività didattiche del primo semestre - insiste il coordinatore Udu - mettendo nero su bianco una prassi che aveva adottato negli ultimi anni e contro cui ci siamo sempre fermamente opposti. Questo infatti rappresenta una palese violazione del diritto allo studio, visto che impedisce l'accesso anche a coloro che hanno conseguito una posizione in graduatoria utile per entrare. Ecco quindi l'ulteriore stratagemma per rendere i posti effettivamente disponibili ancora inferiori a quelli indicati nel decreto” insiste il coordinatore dell’UDU.

Conclude Dionisio: “Abbiamo sempre denunciato come la scelta del Ministero di programmare l’accesso non derivasse solo dell’esigenza di formare un numero di persone assorbibili nel mercato del lavoro, ma anche da politiche di scarso investimento nell’istruzione. Era necessario un approccio diverso al tema, che ripartisse dal coinvolgimento degli studenti e non dalle richieste degli ordini professionali e che tenesse conto delle nostre vittorie in questi anni in ambito giuridico e non solo, ma così non è stato. Con questo decreto, invece, il Ministero va in direzione contraria a quanto noi chiediamo da anni, ossia un superamento dell’attuale sistema che vada verso il libero accesso.”