Una verifica nell'informazione televisiva della presenza delle diverse organizzazioni sociali, utilizzando lo stesso monitoraggio gia' in uso per le forze politiche. E' questa la richiesta che la Cgil avanza all'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni, sollevando il tema della quantita' e qualita' della presenza nell'informazione radiotelevisiva delle forze sociali. 'Il tema di una equilibrata informazione e della presentazione in un modo veritiero degli avvenimenti (Articolo 7 del Testo Unico della radiotelevisione) - si legge in una lettera inviata dal segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, al presidente dell'Autorita' Corrado Calabro', e ai commissari - e' uno dei punti al centro del dibattito sul pluralismo e liberta' di informazione in Italia'.

'All'articolo 3 dello stesso Testo Unico - prosegue la missiva - si prevede che sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo: la garanzia della liberta' e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della liberta' di espressione di ogni individuo' nonche' 'l'obiettivita', la completezza, la lealta' e l'imparzialita' dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose. Tra i compiti del servizio pubblico rientra poi quello di garantire l'accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalita' indicati dalla legge, anche ai sindacati nazionali (Articolo 45, comma 2, lettera d del Testo Unico)'.

La richiesta della Cgil parte dalla valutazione di 'un evidente squilibrio della presenza dei diversi attori sociali e fra i diversi attori sociali. Naturalmente un dato quantitativo non risolve di per se problemi di obiettivita', completezza, lealta' e imparzialita' dell'informazione prima richiamati e che abbiamo come Cgil piu' volte denunciato, ma rappresenterebbe - conclude la lettera - un punto di riferimento certo e importante anche per un necessario riequilibrio'.