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Stato di agitazione in tutto il comparto termoelettrico e manifestazione nazionale a Roma venerdì 19 giugno in piazza Montecitorio. I lavoratori elettrici, sostenuti da Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil protestano contro la perdita di posti di lavoro nel settore, in particolar modo nel comparto della generazione termoelettrica.
Saranno più di 500 i lavoratori delle centrali italiane provenienti da tutta Italia che chiederanno a gran voce un piano per gestire "l'allarme lavoro" di oltre 10.000 addetti in un settore, quello termoelettrico, che la crisi rischia di travolgere, dove solo pochi anni fa era inimmaginabile che ciò accadesse.
"Un effetto dirompente – denunciano i segretari generali di Filctem, Flaei, Uiltec Emilio Miceli, Carlo De Masi, Paolo Pirani in una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, ai presidenti delle commissioni Attività Produttive e Industria di Camera e Senato - dovuto senz'altro alla crisi che non accenna a diminuire, al calo dei consumi, oltre che alla mancata pianificazione energetica che ha provocato, fino ad oggi, la perdita di migliaia di posti di lavoro e che, se non adeguatamente affrontata, continuerà a creare disoccupazione diretta e nell'indotto".
La crisi del comparto termoelettrico.
I dati presentati in una scheda elaborata dalla Filctem Cgil parlano chiaro. Il settore termoelettrico è in caduta libera. Sono stati avviati dalle società elettriche importanti piani di riduzione del personale utilizzando gli strumenti della mobilità dei contratti di solidarietà e dei prepensionamenti (Enel ha prepensionato 800 lavoratori). L'Enel ha già chiuso 2,4 GW, mentre altri 11 GW che equivalgono a 23 centrali sono potenzialmente da dismettere, con 1250 eccedenze tra il personale, di cui 450 sono stati prepensionati e altri 800 dovranno essere ricollocati. Mentre resta la preoccupazione per il futuro di 450 lavoratori delle 7 centrali (4,5Gw) cedute da E.On alla società EPH (Cechia) e per altri impianti termoelettrici di altre società nazionali, come Tirreno Power investita da una grave crisi aziendale che vede il suo punto focale nella Centrale di Vado Ligure.
A ciò si deve aggiungere la risoluzione anticipata del CIP6 con la crisi degli impianti industriali per i quali veniva prodotta l'energia. Anche Edison ha chiuso sette centrali e altre due sono in via di chiusura, con 200 lavoratori complessivi in esubero, di cui 130 già ricollocati altrove e gli altri ancora a rischio. Nel complesso in campo nazionale, vi sono 55 centrali termoelettriche delle diverse imprese del settore che sono chiuse o si avviano alla chiusura con circa 2.900 lavoratori coinvolti direttamente dalla crisi, ai quali occorre aggiungere altrettanti addetti dell'indotto. Solo per una parte di questi sono state avviate le procedure di ricollocamento o di sostegno economico.
Le proposte del sindacato
L'incalzare della crisi richiede, a detta della Filctem, “un piano di emergenza per il settore con una cabina di regia e la riapertura del Tavolo Permanente tra Governo e parti sociali per rilanciare il mercato elettrico italiano e assicurare la stabilità ad un assett strategico per il paese”. Mentre la gestione della fase più acuta della transizione energetica, “richiede di mantenere in esercizio gli impianti flessibili ritenuti strategici, la messa fuori servizio degli impianti non efficienti e la messa in stato di conservazione degli impianti che si ritengono rilevanti per la sicurezza del sistema e per supportare la ripresa dei consumi”. Le proposte del sindacato si basano, quindi, sulla riduzione del costo del mix di generazione, in particolare per l'industria in difficoltà. Ma “sono necessarie soluzioni che utilizzino le produzioni nazionali a basso costo, evitando il ricorso incontrollato alle forniture dall'estero. Le produzioni nazionali devono essere competitive se si intende aumentare l'interconnessione con il mercato europeo (altrimenti i rischi di marginalizzazione aumenteranno). Occorre mantenere la quota di produzione a carbone, prevista dalla SEN anche per avere un effetto sui costi”.
Infine, conclude la Filctem, “ problemi di stabilizzazione della rete richiedono un utilizzo coordinato del parco termoelettrico con la definizione della riserva di potenza necessaria per fornire al sistema attraverso la capacity payment i servizi di flessibilità di cui ha bisogno; occorre garantire la copertura del fabbisogno di lungo periodo attraverso il mercato della capacità che entrerà in funzione nel 2017”.