Tornavano dalle campagne dove avevano raccolto i pomodori sin dalle prime luci dell'alba le quattro vittime del tragico incidente stradale avvenuto sabato 4 agosto sulla strada provinciale 105, tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, in provincia di Foggia. Morti quattro lavoratori agricoli di circa vent’anni, travolti da un tir che trasportava proprio pomodori, ai quali si aggiungono altri tre compagni di lavoro che sono rimasti gravemente feriti e stanno combattendo in queste ore tra la vita e la morte.

Ieri, domenica 5 agosto, una delegazione della Flai Cgil composta da Giovanni Mininni, segretario Flai nazionale, Azmi Jarjawi, segretario Flai Puglia, Daniele Iacovelli e Magda Jarczak della segreteria Flai Foggia, si è recata presso l’ospedale dove sono ricoverati gli operai agricoli coinvolti nell’incidente. La delegazione ha voluto portare vicinanza esolidarietà della Flai Cgil ai lavoratori e ai loro familiari e amici. "L’incidente gravissimo che è avvenuto sabato - si legge in una nota della Flai Cgil - mostra come condizioni drammatiche e degradanti di lavoro, trasporto pubblico inesistente e mobilità dei lavoratori consegnata in mano ai caporali o a chi si arrangia con mezzi di fortuna, mettano quotidianamente a repentaglio la vita e la sicurezza di tanti lavoratori impegnati in questa stagione nei campi".

Per dire basta alle morti sul lavoro in agricoltura, per far sì che il contrasto allo sfruttamento e al caporalato nelle campagne possa manifestarsi con azioni concrete e sollecitare tutte le istituzioni ad assumersi la responsabilità di applicare la legge 199/2016, la Flai Cgil promuove, insieme a Fai e Uila e ad Arci, Libera, Terra, Consulta sull'immigrazione di Foggia e Cerignola, Casa Sankara, Intersos, Amici dei migranti ed altre associazioni una manifestazione provinciale a Foggia per mercoledì 8 agosto 2018. "Non è più tollerabile il silenzio e l’indifferenza verso chi, spesso sotto sfruttamento, muore di lavoro, sia esso italiano o straniero", dice ancora la Flai.

Un’altra stagione di raccolta del pomodoro sta finendo e poco o nulla è cambiato nelle condizioni di sfruttamento cui sono costretti migliaia di uomini e donne, che contribuiscono alla ricchezza del settore agricolo pugliese. La Cgil pugliese, insieme alla Flai regionale, sottolinea che le condizioni dei lavoratori sottoposti a grave sfruttamento in agricoltura sono note, rilanciate anche nell’ultimo rapporto sulle agromafie dell’Osservatorio Placido Rizzotto dell Flai nazionale. "L’orario medio - ricorda il sindacato - va da 8 a 12 ore di lavoro al giorno. Nessuna tutela e nessun diritto garantito dai contratti e dalla legge; una paga media tra i 20 e i 30 euro al giorno; lavoro a cottimo per un compenso di 3/4 € per un cassone da 375Kg; un salario inferiore di circa il 50% di quanto previsto dai contratti. I lavoratori sotto caporale devono pagare anche il trasporto a secondo della distanza, mediamente 5 euro".

Trasporti che avvengono non con le necessarie misure di sicurezza: "Spesso stipati più del consentito in questi furgoni che a decine e decine attraversano in questi giorni le campagne del Foggiano e non solo - scrive ancora la Cgil pugliese - La legge 199 fortemente voluta dal sindacato di contrasto al caporalato sta funzionando sotto l’aspetto repressivo, ma poco o nulla si è riuscito a fare nel fornire servizi legal ai lavoratori, dall’accoglienza all’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro fino proprio si trasporti. Senza un intervento pubblico su questi tre aspetti continueranno a proliferare i caporali".

La Regione Puglia aveva anche trovato risorse per bandi pubblici necessari a organizzare servizi di trasporto dedicati nella stagione della raccolta, ma per procedere sarebbe servita la piena collaborazione delle imprese per costruire percorsi e tarare il servizio. "Così non è stato - insiste il sindacato pugliese - e questi morti, cui va il cordoglio di tutta la Cgil regionale, pesano sulla coscienza di imprenditori senza scrupoli che puntano a fare profitti mettendo a rischio la vita di uomini e donne e alimentando circuiti economici criminali, con cui spesso vi sono contatti diretti e che sfugge al controllo delle associazioni di produttori, che ogni volta si dolgono delle nostre denunce, come se la realtà non fosse così evidente. Come se questo sfruttamento illegale che lucra sui bisogni di povera gente fosse un’invenzione nostra, della magistratura, in ultimo della stampa".