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"Nel medio periodo, Siracusa non ha alternative alla tradizionale raffinazione e alla chimica collegata. Dunque, gli interventi sono urgenti”. È quanto scrive Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, in un articolo pubblicato oggi su La Repubblica, edizione di Palermo. “Siamo alle solite - afferma il sindacalista - il piano c’è da tempo (Sin), le risorse non mancano, almeno quelle pubbliche, l’opinione pubblica è quanto meno preoccupata... Con un sofferto accordo sindacale in sede di governo, Eni ha deciso di chiudere la vecchia raffineria e di concentrarsi sulla bioraffinazione. È un passaggio da non sottovalutare: Gela, almeno nei programmi, sarà il luogo strategico del gruppo per la produzione di biodiesel".
“Serve recuperare ma anche indirizzare - continua Miceli - Le bonifiche devono essere un anticipo di futuro. Siracusa è e dovrà essere una città industriale. Sarebbe necessario un nuovo patto per la città su sicurezza e sviluppo. Questa è la scommessa. L’alternativa, nel tempo di industria 4.0, non può essere tra lavoro e salute, perché si può produrre in sicurezza, rispettando l’ambiente. La tecnologia offre soluzioni e basta guardarsi attorno. Gli americani di Esso piuttosto che i russi di Lukoil, insieme agli italiani di Eni, hanno mezzi e forza per cambiare le condizioni attuali. Lo facciano", rileva il dirigente sindacale.
"Le istituzioni devono pretendere rispetto e manifestare autonomia dalle imprese. Si può e si deve costruire una nuova strategia che possa mettere al centro gli interessi della Sicilia nell’attuale scenario energetico. Regione, Anci, associazioni ambientaliste e sindacato trovino le ragioni di una piattaforma credibile e percorribile. Se le aziende non curano il rapporto con il territorio significa che perdono interesse. Dobbiamo invertire la rotta, è necessario e urgente”, conclude il leader sindacale.