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Sanità privata senza contratto da oltre 12 anni, una trattativa per il rinnovo che procede lentamente, troppo lentamente per i circa 150 mila lavoratori interessati. Per queste ragioni oggi (venerdì 14 dicembre) scioperano le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata nel Lazio, seguiti nelle prossime settimane da altre regioni, come ad esempio in Emilia Romagna il 28 gennaio, per una mobilitazione che cresce in tutti i territori. A farlo sapere sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Altissima l'adesione, nonostante il maltempo: almeno del 70%. In piazza di fronte alla Regione Lazio tremila lavoratori e lavoratrici della sanità privata accreditata. "Chiedono il rinnovo del contratto nazionale – spiegano i sindacati –, oltreché la revisione delle regole che disciplinano il sistema di accreditamento e la gestione delle risorse pubbliche. I minimi assistenziali vanno rivisti: vengono utilizzati come un'arma da parte dei datori di lavoro per forzare al massimo le condizioni dei lavoratori, costringendoli a turni impossibili. Lavoratori che in questi anni hanno perso il giusto aumento salariale, oltreché avanzamenti di carriera e di diritti. Per lo sciopero di oggi, ci risultano strutture in cui hanno precettato i lavoratori, impedendo l'adesione allo sciopero: su questo valuteremo le azioni da fare. Importante oggi che la politica regionale scenda in piazza ad ascoltare i lavoratori, e si impegni a riequilibrare i rapporti di forza con i datori di lavoro privati, Aris e Aiop in primis, che troppo hanno fatto pagare ai lavoratori e che ora non accelerano il rinnovo del contratto, atteso da 12 anni". I segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Roma e Lazio Natale Di Cola, Roberto Chierchia, Sandro Bernardini, ora appena saliti in Regione per la convocazione.
“In attesa da oltre dieci anni del rinnovo – scrivono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl –, per le lavoratrici e i lavoratori della Sanità privata è ora di rinnovare il contratto nazionale: ‘Ora basta, #TempoScaduto!’. La trattativa va, infatti, sbloccata ed è per questa ragione che chiamiamo in causa le associazioni datoriali, Aris e Aiop in primis: la pazienza è finita, insieme alle istituzioni è tempo che i datori di lavoro facciano la loro parte. Per queste ragioni sosteniamo lo sciopero proclamato dalle federazioni di categoria di Cgil Cisl e Uil del Lazio in programma oggi e le altre iniziative che si stanno calendarizzando per i prossimi giorni. Aumentare gli stipendi, raggiungere relazioni sindacali più forti, migliorare le condizioni e valorizzare il lavoro, sono questi i nostri obiettivi, questi i riconoscimenti che le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata meritano dopo tanti, troppi, anni di blocco contrattuale”.
Sono oltre 800 strutture sanitarie private della regione interessate dalla protesta. Dal Policlinico Casilino al San Raffaele, dal San Carlo di Nancy all’Idi, dal Cristo Re all’Icot di Latina, dall’Irccs Santa Lucia al Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, e poi Villa Immacolata a Viterbo, il Gruppo Ini, il Nomentana Hospital, l’Aurelia Hospital, l’Ospedale Vannini delle Figlie di San Camillo, il San Pietro, Villa delle Querce, Villa Fulvia, il Policlinico Portuense, l’Ospedale Israelitico, il Regina Apostolorum, Villa Betania, Don Gnocchi, Don Guanella. Da Roma a Viterbo, da Rieti a Latina e fino a Frosinone gli oltre 25 mila operatori della sanità privata, che mandano avanti un pezzo enorme del servizio sanitario regionale, incroceranno le braccia per un’intera giornata.
Le federazioni regionali di categoria di Cgil Cisl e Uil hanno calcolato che il mancato rinnovo contrattuale sta costando ad ogni singolo lavoratore oltre 200 euro al mese: “Una vera ingiustizia che non si è mai verificata in nessun settore pubblico e privato, e che è ancora più inaccettabile se si pensa che a questi lavoratori si chiedono doppi e tripli turni, lavoro festivo e straordinario, reperibilità e notti, a volte con contratti pirata e sempre con stipendi sensibilmente più bassi rispetto ai colleghi del pubblico. È un paradosso: la tutela della salute è affidata anche a lavoratori a cui si negano le tutele. E giusti rinnovi di contratto”.