È giunta al termine la raccolta firme, promossa dalla Cgil, sui tre requisiti referendari sui temi del licenziamento illegittimo, degli appalti e dei voucher. Si è trattato di un impegno straordinario per l’organizzazione, partito il 9 aprile scorso, e che continua sino a settembre con la Carta dei diritti, con l’ambizione di riscrivere un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, allargando i diritti a tutti quanti ne sono ancora esclusi.

"Nella nostra regione – spiega in una nota la Cgil Liguria – la Carta potrebbe rappresentare un ampliamento delle tutele per migliaia di precari: basti pensare che solo tra apprendisti, tempi determinati e contratti somministrati si sfiorano le 130.000 unità. Noi crediamo che, proprio perché il lavoro è cambiato, e i lavoratori sono stati vittime di tale cambiamento, ci sia bisogno di ricomporre un sistema di norme che garantiscano a tutti (subordinati, autonomi, pubblici, privati) diritti universali e dignità. Ecco perché la Cgil, insieme ai referendum, sta raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare che rimetta al centro della politica di questo Paese il valore del lavoro, la sua unificazione, la sua dignità, i diritti che devono accompagnarlo, insomma la cultura che il lavoro porta con sé".

In questi mesi, la Cgil ha organizzato banchetti di raccolta firme in tutti i luoghi di aggregazione: dai mercati rionali alle principali piazze e vie delle città liguri, oltrechè davanti a tanti luoghi di lavoro. "In più di 30.000 hanno firmato – rileva il comunicato della segreteria regionale –, sostenendo in questo modo le tesi del sindacato, ad esempio sul tema dei voucher. Il Governo sta intervenendo con la tracciabilità dei voucher, e questo la dice lunga sul fatto che avevamo ragione a criticare l’utilizzo del 'buono' lavoro. In Liguria c’è stata una vera e propria esplosione dei voucher che ha coinvolto, nel solo 2015, oltre 60.000 persone nei settori più disparati, dall’edilizia alla pubblica amministrazione. Ecco perché la tracciabilità è importante, ma non basta; occorre ridurre l’utilizzo dei voucher alle sole attività veramente occasionali e ridurre la platea dei 'datori di lavoro': il nostro referendum va proprio in tale direzione".