Si annunciano novità sulle pensioni. Il governo ha promesso interventi per rendere flessibile l’uscita, purché questi siano compatibili con i conti pubblici e con gli obiettivi del Documento di economia e finanza. “Sono possibili correttivi per chi è vicino ai requisiti ma in difficoltà con il lavoro” ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il testo dei “correttivi” dovrebbe essere pronto entro il 15 ottobre, data del varo della Legge di stabilità, ma visti i tempi ristretti il provvedimento potrebbe anche inserito in corso d’opera.

Le misure di flessibilità dovrebbero essere mirate alle lavoratrici (con l’applicazione della cosiddetta “opzione donna”, consentendo loro di pensionarsi con 57 anni d’età e 35 di contributi, ma con tutto l’assegno calcolato col metodo contributivo) e ai disoccupati anziani, per i quali è allo studio il cosiddetto “prestito pensionistico”, proposto dall’ex ministro Giovannini, consistente in un assegno di alcune centinaia di euro da restituire poi quando si percepirà la pensione.

"A giorni alterni abbiamo informazioni assolutamente diverse da parte dei ministri e dallo stesso presidente del Consiglio” spiega Susanna Camusso: “Ben venga se il governo ne discute, ma siamo pronti a mobilitarci se non ci sarà questa scelta nella Legge di stabilità”. Per il segretario generale della Cgil la soluzione del nodo-pensioni va considerata una priorità della nuova Legge di stabilità: “Non solo per rispetto alle condizioni delle persone, ai tanti lavori che non possono sopportare di arrivare fino a 67 anni, per i tanti che hanno già accumulato ben più di 40 anni di contributi, ma soprattutto perché bisogna permettere ai giovani di avere un campo di accesso al lavoro, ripristinando una normalità nell’avvicendamento al lavoro”.

Su questo tema l’impegno della Cgil è al massimo grado. E nella relazione conclusiva della Conferenza di organizzazione, tenuta venerdì 18 settembre, Camusso aveva lanciato un appello a Cisl e Uil: “Siccome è stata fatta una legge sbagliata, abbiamo persone che devono pagarsi la pensione con penalizzazioni e prestiti. Per questo riteniamo che le pensioni debbano essere al primo punto della Legge di stabilità. E lo dico a Furlan e Barbagallo: su questo organizziamo una grande mobilitazione unitaria”. Nella relazione conclusiva, Camusso aveva infine sottolineato l’esigenza di “invertire il trend attuale, dando la possibilità ai giovani di entrare nei luoghi di lavoro tradizionali, dove non si esce più per turn-over, ma dove si sta per un tempo di lavoro infinito, e non si sa più nemmeno quanti anni di contributi bisogna versare per uscirne”.