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“Agostino era mio padre ma la sua eredità l’ha lasciata non solo a me ma al mondo intero. Non so se sono degna del suo ricordo. So che non disobbedirò mai ai suoi ideali”. È con queste parole che Maria Concetta Balistreri, dirigente sindacale della Cgil, ex vice sindaco di Bagheria, ex consigliere provinciale, già segretario della Camera del Lavoro di Bagheria, oggi segretaria dello Spi Cgil Palermo, ha comunicato per la prima volta, svelando il segreto in pubblico, in modo sofferto, di essere figlia di Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria per 18 anni, ucciso il 24 dicembre di 40 anni fa.
Una confessione che è avvenuta durante la prima commemorazione di Agostino Aiello mai fatta dalla Cgil, alla vigilia di Natale, davanti alla sede della Camera del Lavoro in via Lo Re, dove c’è una lapide che ricorda Agostino Aiello, “vittima di quella violenza barbara che per tutta una vita combatté”. “Agostino Aiello – sta scritto sulla lapide - vive nel ricordo perenne dei braccianti, dei lavoratori, dei compagni tutti per il cui riscatto dedicò la vita”.
Aiello, che era stato segretario della Camera del Lavoro di Corleone dopo la morte di Placido Rizzotto, e per tre volte consigliere comunale del Pci, fu ucciso la sera della vigilia di Natale di 40 anni fa mentre tornava a casa. Due colpi di pistola, sparati da due “balordi”: uno, quello mortale, lo colpì in pieno alla testa. Un omicidio, come scrissero i media e sostennero le forze dell’ordine dell’epoca, avvenuto “forse” per un tentativo di rapina: Aiello aveva in mano un sacchetto, forse i killer pensavano contenesse soldi appena incassati.
Al suo funerale parteciparono 10 mila persone, una folla commossa, con centinaia di corone di fiori innalzate dalla folla che invase le strade durante il corteo funebre. La figlia, che ai tempi aveva 16 anni, con accanto la sorella Assunta, ha ricordato quei momenti: “Le migliaia di persone che si sono avvicinate al funerale testimoniano da sole la grandezza della persona. Quello che io chiedo é di rendere giustizia a mio padre per fare emergere le responsabilità dell’omicidio, che é stato derubricato a semplice omicidio di cronaca ordinaria, in un contesto in cui la mafia a Bagheria c'era ed era molto pericolosa. Per la sua storia, non se la meritava: per quell’epoca, e per quello che era a successo, per le persone che scesero in piazza per il funerale fu un grande atto di coraggio. A dimostrazione della non condivisione delle ipotesi che circolavano sull’omicidio”. Tantissime le attestazioni di stima che giunsero da tutta Italia, dall’Ars, dalle amministrazioni locali.
Un omicidio rimasto senza colpevoli, ritenuto “ingiustamente” un delitto da dimenticare.Ma oggi la Cgil chiede che sia fatta luce sulla fine del dirigente sindacale che dedicò la sua vita per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori. Fondatore della cooperativa di operai edili “La Sicilia” di Bagheria, tra le pochissime aziende che rispettava i contratti di lavoro, Aiello riuscì a costruire un movimento sindacale forte e democratico ed era molto amato dalle persone. A lui si deve la costruzione degli alloggi popolari per i braccianti agricoli nel rione Coglitore a Bagheria e la costruzione della sede della Cgil in via Lo Re, attraverso una sottoscrizione: la precedente sede era un magazzino buio e inospitale. Lui volle che la nuova palazzina, con ampie vetrate e un salone, diventasse luogo di ritrovo e di incontro, con le sedie per tutti durante le riunioni e con la possibilità di fumare le sigarette Alfa dell’epoca.
La Cgil Palermo, per bocca del segretario generale Enzo Campo, ha detto che, se ci saranno le condizioni, il sindacato chiederà di riaprire le indagini sulla morte per far sì che Agostino Aiello ritrovi la giusta collocazione nella storia del sindacalismo italiano e siciliano, nel nome delle lotte sostenute per i diritti dei lavoratori. “Chiediamo scusa alla famiglia per non avere per 40 anni mai ricordato la figura di Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria – ha detto il segretario Cgil Palermo Enzo Campo – Noi dobbiamo recuperare un ritardo. A volte sembra che il passato, non debba appartenerci più. Ricordare oggi Agostino Aiello getta una nuova luce sulla storia del movimento operaio italiano. Aiello fa parte della storia migliore del nostro Paese e appartiene di diritto al nostro calendario della memoria: ha lottato contro la sopraffazione e per la giustizia sociale, per l’emancipazione e la libertà delle persone. La storia dei nostri uomini migliori non è solo patrimonio della Cgil ma di tutti: in mezzo c’è la vita quotidiana di centinaia di persone, che lui è riuscito a rendere migliore”.
Alla cerimonia sono intervenuti il segretario della Cgil di Bagheria Adele Cinà, il responsabile legalità della Cgil Dino Paternostro, Peppino Saitta, ex militante del Pci e fondatore della cooperativa “La Sicilia”, Ciccio Gambino, ex bracciante agricolo e il capogruppo del Pd Orazio Amenta. Tra i presenti il segretario della Cisl di Bagheria, Michele Bartolone, che ha detto: “Aiello è patrimonio di tutti anche del nostro movimento sindacale”. Ha puntualizzato Saitta: “La scena del delitto non era tale da far pensare a una rapina. Ma non avendo mai trovato i due balordi che lo uccisero, non si è mai saputa la verità su questo omicidio. In quegli anni, successivi al periodo dei sindacalisti uccisi dalla mafia, tante storie sono state poi ribaltate: come accadde a Peppino Impastato, sul cui assassinio per mano mafiosa solo dopo anni è stata scritta la verità. Sta di fatto che ci hanno privati di un sindacalista di razza, come lo definì Pio La Torre in piazza per i funerali”. E oltre a La Torre, a chiedere di fare piena luce sull’omicidio fu anche, in un telegramma inviato alla famiglia, il segretario del Pci Enrico Berlinguer.
Tra gennaio e febbraio la Cgil organizzerà una manifestazione per ricordare la figura di Agostino Aiello anche con l’amministrazione comunale, che sabato era però assente all’iniziativa.