“La nuova legge tedesca in materia di atti di stato civile è un’importante novità legislativa con una grande valenza, che merita però maggiore chiarezza poiché quanto riportato da varie testate giornalistiche italiane non è corretto: non si può parlare di ‘terzo sesso’”. È quanto dichiara l’Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale. 

“Nel 2013 la  legge che venne approvata in Germania - ricorda la Cgil - introdusse la possibilità per le persone intersessuali di iscriversi all’anagrafe senza indicativo di genere. Nel 2017 la Corte costituzionale federale eccepì che la mancata menzione del genere poteva risultare discriminatoria, per questo oggi con una modifica dell’articolo 22 della legge sugli atti di stato civile è stata recepita tale indicazione, prevedendo la possibilità di scelta tra l’omessa indicazione e la dicitura ‘divers’”.

Per la Cgil quindi “nulla a che vedere con il ‘terzo sesso’, e nessun effetto giuridico è previsto sulle persone transessuali come invece erroneamente e superficialmente riportato da numerosi media e come invece correttamente evidenziato dal sito intersexioni.it, un’importante e autorevole associazione di persone intersessuali”.

“Rifuggiamo da qualunque impostazione che preveda l’indicazione del cosiddetto ‘terzo sesso’, siamo invece dell’avviso che un’anagrafe realmente inclusiva e rispettosa delle differenze dovrebbe prevedere che sia la singola persona a dichiarare quale sia l’indicativo di genere conforme alla propria identità o, in alternativa, a richiedere l’omissione dell’indicativo stesso”, conclude l’Ufficio Nuovi Diritti della Cgil Nazionale.