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È iniziata all’alba di oggi (mercoledì 29 agosto) nelle campagne di Corleone (Palermo) la due-giorni da “sindacato da strada” della Flai Cgil Palermo contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli. Il sindacato, con l’iniziativa #ancoraincampo (realizzata in collaborazione con la locale Camera del lavoro), è riuscito a intercettare i migranti ospiti del centro di accoglienza alle porte del paese - una quarantina di ragazzi, perlopiù provenienti dai paesi africani del Ghana, Mali, Niger e Zambia - e a diffondere le informazioni utili sui loro diritti, sulla giusta paga, sulla disoccupazione, le prestazioni integrative, sui contenuti della legge sul caporalato.
“Ormai i lavoratori sono reclutati tramite whatsapp e alle prime luci dell'alba si fanno trovare fuori dal centro per essere presi”, spiega il segretario generale Dario Fazzese: “Non si raggruppano più in un determinato punto del paese, dove li sceglievano i caporali per trasportarli nelle campagne con i furgoncini per la raccolta di pomodoro e uva”. L'altro dato emerso oggi è che “molti sono impegnati nella pastorizia, più che nei lavori agricoli. Alcuni percepiscono salari da 40 euro giornalieri e c'è chi prende una mensilità sui 500 euro, lavorando dalle 7 del mattino alle 19 di sera”.
Sono tantissimi i migranti che fanno i braccianti. “La nostra intenzione – continua Fazzese – è dare loro tutte le informazioni utili su salario, previdenza agricola, congedi e ferie, facendo conoscere le norme e gli strumenti che esistono per difendersi dal lavoro nero e dallo sfruttamento selvaggio”. Nel settore agricolo è purtroppo diffusa la tendenza a non applicare un regolare contratto: “Spiegheremo che esiste un salario giusto, che non è il salario di piazza, i 40 euro ottenuti nelle campagne palermitane lavorando dall'alba al tramonto. Ma un salario inquadrato nel contratto agricolo, dal quale discendono il diritto alla disoccupazione e a tutele e prestazioni economiche e integrative che il lavoratore deve richiedere al datore di lavoro”.
L’iniziativa #ancoraincampo prosegue giovedì 30, con la Flai che incontrerà gli “autoctoni” al lavoro nelle campagne, per verificare il rispetto del contratto di lavoro e fare un confronto. “Vogliamo vedere se c'è una differenza di trattamento, in senso peggiorativo, tra migranti e braccianti del posto rispetto alle paghe percepite”, aggiunge il segretario generale palermitano. “Alcuni datori di lavoro delle piccole aziende della zona, spesso in sofferenza, ci hanno detto che se non ci fossero questi ragazzi nessuno più farebbe questo tipo di lavori”, spiega Fazzese: “Questa è la realtà, riempiono un vuoto, contrariamente a chi dice che rubano il lavoro. I livelli di sfruttamento che abbiamo finora registrato comunque sono simili a quelli di altre zone della nostra provincia”.
I dati raccolti a conclusione delle due giornate saranno elaborati e resi noti in una prossima iniziativa in cui la Flai Cgil Palermo farà il bilancio dell'attività svolta. “L'iniziativa serve per prendere contezza dell'entità del fenomeno”, dichiara Cosimo Lo Sciuto, segretario della Camera del lavoro di Corleone: “Lo sfruttamento dei braccianti è un fenomeno da noi molto esteso, che si aggrava fortemente nel caso dei migranti, con un abbassamento impressionante dei salari, delle tutele e dei diritti. Si pensa comunemente che sia stato risolto anni addietro: la condizione attuale dei braccianti è invece ancora allarmante, il lavoro nero è ancora la norma”.
(ultimo aggiornamento, ore 12.35)