Tra i provvedimenti che potrebbero essere inseriti nella manovra bis, una delle ipotesi è quella della dismissione del patrimonio dello Stato. E' quanto si legge in una nota diffusa oggi (23 agosto) dalla Cgil.
Si discute per esempio di una possibile dismissione di caserme (in parte già coinvolte nel processo di federalismo demaniale e cedute ad enti locali) oltre ad immobili destinati ad uffici pubblici che risulterebbero superflui a seguito dei processi di razionalizzazione della pubblica amministrazione. Edifici che spesso si trovano in aree strategiche dei centri urbani e che con cessioni e cambi di destinazione d'uso potrebbero rappresentare un patrimonio estremamente appetibile alla speculazione..
“E' evidente che ci troviamo ancora una volta di fronte al rischio di una grande svendita del patrimonio pubblico immobiliare ai fini esclusivi di cassa. E oltre a questo, è stato già avviato un processo di privatizzazione degli immobili pubblici di pregio artistico, culturale e architettonico che non ha precedenti”. Afferma Oriella Savoldi, responsabile Dipartimento ambiente e territorio della Cgil nazionale.
In questo modo si rischia di innescare un processo di trasformazione di aree urbane che negli anni passati è andato esclusivamente a favore della rendita e che, al contrario, deve essere gestito nell'ottica di un interesse più generale, con finalità sociali, anche favorendo la risoluzione di problemi che oggi frenano la flessibilità della vita urbana e acuiscono il disagio sociale. Eppure nelle città il bisogno abitativo è sempre più forte e non trova risposte adeguate.
Per questo è indispensabile rivendicare che la dismissione del patrimonio pubblico concorra almeno alla risoluzione di tali problemi e che sia gestita attraverso programmi di recupero e di riqualificazione con finalità sociali.
Una caserma dismessa può anche diventare un nuovo quartiere residenziale, con quote consistenti di abitazioni destinate alla locazione. Le residenze tornerebbero in tal modo nelle aree urbane, si ridurre il fenomeno della diffusione sul territorio che provoca un consumo di suolo pericoloso ed ormai insostenibile e le città potrebbero arricchirsi di relazioni sociali, evitando così di creare i non-luoghi dei centri monofunzionali del terziario.
L'obiettivo è quello di dare senso e futuro alle continue trasformazioni della città affrontandole nell'ottica della sostenibilità, rendendole più vivibili, in grado di fornire risposte alle domande presenti e con il minor impatto ambientale possibile.
Qualche dato: il patrimonio dello Stato, compresi i beni degli enti locali, si aggira intorno ai 500 miliardi di euro, di cui sarebbe «potenzialmente disponibile», secondo non recentissime stime del Tesoro, il 40%.
La dismissione – spiega Laura Mariani, del dipartimento ambiente e territorio della Cgil - dovrebbe riguardare anche gli immobili destinati ad uffici pubblici che risulterebbero superflui a seguito del restringimento degli apparati amministrazione, ma il grosso dell'operazione dovrebbe riguardare le caserme: circa 1000, di cui 400 già trasferite al Demanio.
La partita potrebbe coinvolgere anche gli immobili degli enti locali nell'ambito del federalismo (è in corso il processo di attribuzione dei beni trasferibili agli enti locali ma l'attuazione del decreto legislativo 85/2010, cheha avviato il percorso per la realizzazione del federalismo demaniale, è bloccato nella Conferenza Stato-Regioni).
Manovra: Cgil, no alla vendita di immobili pubblici
23 agosto 2011 • 00:00