Quattro ore di sciopero oggi (mercoledì 11 maggio) nei due stabilimenti di Cantine Riunite & Civ di Campegine (Reggio Emilia) e San Prospero (Modena), con presidi davanti ai cancelli degli impianti. A motivare la protesta dei lavoratori del più grande produttore di vino nel mercato italiano (il giro d'affari supera il mezzo miliardo di euro), che ha già visto venerdì 29 aprile uno sciopero di due ore, il perdurare dell’indisponibilità della direzione della cooperativa di rivedere le proprie posizioni sul rinnovo del contratto aziendale. Scaduto il 31 luglio 2014, spiega una nota di Fai Cisl e Flai Cgil, l’integrativo era stato “rinnovato con un accordo ‘ponte’ di un anno per far fronte alla riorganizzazione della cooperativa dopo l’acquisizione dell’azienda Cavichiolli di San Prospero”.

I contratti aziendali precedentemente rinnovati, spiegano i sindacati, avevano già risentito “della pesante fase di riorganizzazione, dopo la fusione con Civ di Modena, cui sono seguiti accordi di cassa integrazione, mobilità volontarie e trasferimenti dei lavoratori dello stabilimento modenese a Campegine e a San Prospero. Ed è stato anche per merito di questi accordi, e con il sacrificio dei lavoratori, che la cooperativa è diventata primo gruppo nazionale e tra i primi a livello europeo”. Un successo dovuto, riguardo ai prodotti, all’affermazione internazionale del Lambrusco e alla leadership nei segmenti del Pignoletto, del Prosecco e dei vini frizzanti veneti.

I sindacati dichiarano di “non comprendere la posizione della cooperativa che continua a rimanere ferma sulle proprie posizioni nonostante gli ottimi e positivi risultati dichiarati nell’ultima assemblea di bilancio. Risultati economici che hanno prodotto nell’esercizio 2014-2013 utili per 5,5 milioni e utili per 1,4 milioni nel 2013-2012. Anche la remunerazione delle uve, conseguita dai soci, con 46,75 euro al quintale, è un importante risultato, superiore a quanto viene remunerato in altre cooperative vitivinicole”. Fai Cisl e Flai Cgil si dicono “rammaricate nel constatare che anche in questa cooperativa, come in tante altre cooperative e come accade nelle imprese private, la redistribuzione della ricchezza prodotta vada solo in un verso, mettendo pesantemente in discussione oltre venti anni di positive relazioni sindacali, spesso prese come riferimento a tutti i livelli territoriali e anche nazionali“.