"La Cgil esprime preoccupazione riguardo la revisione della Direttiva sui lavoratori distaccati in Europa e si unisce all'appello della Confederazione europea dei sindacati affinché le nuove norme garantiscano eguaglianza di trattamento e di salario uguale per lavoro uguale, per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori distaccati, come affermato in più circostanze dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker". Lo scrive in una nota Fausto Durante, responsabile delle politiche europee ed internazionali Cgil.

Secondo la Commissione europea, nel 2014 in Europa i lavoratori distaccati da uno stato membro dell'UE a un altro erano circa 2 milioni. "Nonostante nella nuova proposta della Commissione si registri un avanzamento nel garantire uguaglianza di trattamento ai lavoratori distaccati - afferma ancora Durante - restano numerose preoccupazioni rispetto al diritto effettivo dei sindacati alla contrattazione collettiva per i lavoratori distaccati e anche rispetto alla responsabilità delle stazioni appaltanti relativamente alle regole e condizioni contrattuali applicate ai lavoratori. Così come non è accettabile che gli accordi collettivi in paesi come l'Italia o la Germania possano essere aggirati dalle imprese e non applicati ai lavoratori in distacco transnazionale".

"Alla luce di tutto questo, sosteniamo con forza la posizione della Ces - conclude il dirigente Cgil - che chiede di riaprire i confronti con le parti sociali affinché questa revisione della Direttiva possa veramente garantire il diritto alla contrattazione collettiva dei lavoratori distaccati e quindi la garanzia della parità di trattamento in termini sia di diritti che di salari. Allo stesso tempo, chiediamo al governo italiano di farsi promotore di una forte iniziativa, anche attraverso appositi incontri con le parti a livello nazionale, perché si giunga a una revisione condivisa ed equilibrata della Direttiva".