“Cinquemila esuberi sono inaccettabili, non esiste. ArcelorMittal deve essere responsabile, non può prendere in giro un intero Paese”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un’intervista apparsa oggi (giovedì 7 novembre) sui quotidiani La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino. “Il governo e la politica dicano chiaramente all'azienda che lo scudo legale è subordinato al rispetto dei patti. Tolgano all'azienda qualsiasi alibi”, prosegue l’esponente sindacale, rimarcando che “ArcelorMittal non è Cappuccetto Rosso, la situazione la conosceva assai bene e non sarebbe giustificato che oggi pretendesse di cambiare le carte in tavola”.

Per Landini sarebbe importante l'ingresso dello Stato nell’ex Ilva “con una quota di minoranza, per assicurare l’interesse del Paese al progetto, per garantire investitori, lavoratori e cittadini di Taranto, per esercitare una forma di controllo su tempi e modalità di investimento e risanamento”. Il segretario Cgil sottolinea che in Italia “i grandi gruppi industriali hanno spesso un controllo pubblico, pensiamo a Eni, Enel, Fincantieri, Finmeccanica, Poste. E sono, peraltro, tutti grandi gruppi, che competono sui mercati con efficienza. Pubblico può significare mercato e competitività. È fallita l'idea che il mercato libero, dando spazio alla finanza, risolva i problemi”.

Tornando al contenzioso con la multinazionale indiana, Landini evidenzia che “c'è un accordo, che è stato firmato e che va fatto rispettare. Occorre un atto del governo che tolga alibi ad ArcelorMittal sul piano legale, dall’altra parte c'è bisogno che ArcelorMittal faccia quello che quell'accordo prevede, senza pensare di cambiare il piano industriale”. Un cambiamento del piano, conclude Landini, “non è in discussione, non è accettabile alcuna modifica di un piano firmato appena un anno fa, approvato dal 90 per cento dei lavoratori”.