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Quello che a Terni si temeva da tempo, è diventato realtà il 9 ottobre scorso, quando la Outokumpu, gruppo finlandese che ha rilevato la Thyssen ha diramato un comunicato ufficiale . Nella nota si formalizzava all'Unione Europea la proposta di cessione dell'impianto di Inoxum. Il tutto per rispettare le condizioni poste dall'Antitrust Ue.
La volontà della società è quella di create quello che i 3000 dipendenti diretti ternani chiamano ormai comunemente “spezzatino”. Si cederebbe infatti la Tk-Ast, ma non nella sua interezza. Stando al comunicato della multinazionale la linea BA da 130 mila tonnellate all’anno sarà smontata e “trasferita in uno dei siti Outokumpu prima della cessione”. In più i finlandesi non metteranno in vendita il Tubificio, fiore all’occhiello delle acciaierie. Il tutto con un piccolo danno collaterale : centinaia di posti di lavoro in fumo.
I sospetti di trovarsi presto di fronte ad una situazione simile, in realtà, erano iniziati già nel febbraio scorso. La notizia di un “accordo di massima” tra il colosso dell'acciaio ThyssenKrupp, proprietaria delle acciaierie di Terni, e i finlandesi per l'acquisto di Inoxum faceva già temere il peggio. I 2,7 miliardi di euro sborsati da Outokumpu, il più piccolo dei produttori d’acciaio europei, rappresentavano infatti, la creazione di un gruppo da 18mila dipendenti e 10 miliardi di euro di fatturato. Un’altra, rischiosa tappa nel processo di consolidamento del settore acciai che sta interessando tutti i principali gruppi mondiali, stretti come sono in una morsa fatta di alti costi per le materie prime e sovracapacità produttiva.
L'operazione, tra l'altro, prevedeva che la Thyssen mantenesse una quota di minoranza del 29,9% e che tutti i siti di produzione in Germania di Inoxum sarebbero stati mantenuti almeno fino al 2015. In Germania, però. Non in Italia.
Dopo otto mesi, così, ecco lo “spezzatino” ternano. "Siamo molto dispiaciuti di essere stati messi nella posizione di dover cedere Terni. Questo non è stato fatto per scelta, ma per la necessità di soddisfare le richieste della Commissione europea", si difende Mika Seitovirta, Ceo di Outokumpu, secondo il quale la società finlandese non aveva alternative alla cessione dell'impianto umbro "per ottenere l'approvazione della transazione con Inoxum".
Due giorni dopo, l'11 ottobre, scatta a protesta. Cinquecento lavoratori della Tk-Ast si ritrovano a Terni, davanti ai cancelli dello stabilimento. Durante le 3 ore di sciopero proclamate dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Fismic e Ugl, la città si stringe attorno alla sua fabbrica. La Confcommercio ternana invita i negozianti ad abbassare le serrande degli esercizi al passaggio del corteo. E i negozianti eseguono.
Una delegazione di lavoratori viene ricevuta in Prefettura. In base a quanto riferito ai manifestanti dal segretario provinciale della Fiom Cgil, Claudio Cipolla, al termine dell'incontro, sindacati e istituzioni hanno chiesto al prefetto di trasferire al governo lo stato d'animo dei lavoratori. “Fino a che non ci sarà chiarezza non si toccherà neanche un bullone in fabbrica” ha ribadito Cipolla. Ma intanto il braccio di ferro continua, e l'ombra dello “spezzatino” aleggia sulle teste di 1000 famiglie ternane.
I lavoratori della Tk-Ast, così come quelli di molte altre aziende in crisi, si ritroveranno a Roma, il 20 ottobre, per portare in piazza la loro vertenza, nell'ambito della manifestazione nazionale “Il lavoro prima di tutto”, organizzata dalla Cgil.