Meno di 24 ore di euforia, e i mercati sono di nuovo in passione. Un'altalena, quella dei mercati finanziari che si presenta difficile da prevedere e da gestire. “Perché uello che sta succedendo sulle borse, in realtà, è un riflesso di un problema strutturale. La crisi non è finita, e coloro che considervano 'gufi' chi faceva un ragionamento di lungo periodo, purtroppo si sbagliavano”. A dirlo, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1, è il  segretario nazionale della Cgil Danilo Barbi. 

“E' difficile prevedere quanto durerà questa altalena finanziaria - ha continuato Barbi -, dipende da cosa succederà nella politica e nella politica economica. Ma cos'è successo è più facile da capire: le borse sono state sopravvalutate e sono tornate a valori nominali a luglio. Abbiamo quella come data di riferimento. Le borse, allora, erano tutte ai valori massimi, però le imprese quotate in borsa, almeno in Europa, producevano il 20% in meno rispetto ai livelli pre-crisi, nel 2008. Quindi le imprese avevano lo stesso valore nominale ma non avevano lo stesso valore reale. Insomma, si era creata una bolla. Perché molte imprese non fanno investimenti anche quando hanno liquidità. Le imprese, in realtà, non investono per aumentare la produzione, perché la domanda reale non è aumentata”. 

E poi c'è il problema della grande liquidità prodotta dalle banche centrali. “Soltanto Bce e Federal Reserve - ha ricordato - negli ultimi cinque anni hanno stampato 9 mila miliardi di dollari. Ciò nonostante l'economia reale non riparte. A un certo punto tutti i segnali hanno evidenziato questo problema, e allora è iniziata la classica corsa alla vendita. Quindi c'è stato un crollo, poi un rimbalzo tecnico di un giorno, e il giorno dopo si è ricominciato a precipitare, perché si è scoperto un problema strutturale che noi denunciavamo da tempo”. 

L'anno scorso alcuni segnali di piccola ripresa in Italia ci sono effettivamente stati, secondo il segretario Cgil però “erano tutti appoggiati sulle esportazioni. Poi ad agosto è iniziato un nuovo ciclo che ha portato l'Europa a svalutare l'euro. E' questo quello che ha fatto la Bce per sostenere di nuovo le esportazioni. Ma le proiezioni che sono state fatte sulle esportazioni, col calo del petrolio e il rallentamento della Cina, è sostanzialmente impossibile. E questo ci riporta al problema di fondo: l'economia reale”. 

“Ora non si può stampare moneta da offrire alle banche sperando che la diano all'impresa e che questa faccia investimenti - ha detto ancora Barbi -. Questa catena, evidentemente, non sta funzionando. Bisogna invece stampare moneta per mettere in campo investimenti pubblici, in modo tale che gli investimenti privati arrivino di conseguenza. Perché solo così si creerà una domanda aggiuntiva che il mercato non è oggi in grado di creare”. 

“Noi lo sosteniamo dall'inizio della crisi - ha concluso il segretario di Corso d'Italia -, l'idea di fondo del piano di lavoro in realtà è questa: ci vogliono investimenti pubblici mirati, qualificati, intelligenti, che possano rianimare l'economia e anche spostare un po' il modello di produzione. Se non si fa così, la crisi semplicemente non passerà e rimarremo laggiù dove la crisi ci portati. Ci sarà, però, una lotta accanita per dividersi quel po' di crescita che c'è, con tutte le tensioni geopolitiche che già vediamo in buona parte del mondo”.