Il parlamento catalano ha oggi (2 ottobre) approvato la Legge sui diritti delle persone omosessuali e transessuali e per lo sradicamento dell’omofobia. Una vittoria del collettivo LGBT - lesbiche, gays, bisessuali e transessuali, che per anni aveva sostenuto la necessità di un provvedimento ad hoc per sradicare comportamenti discriminatori o violenti nei confronti delle persone per motivi di orientamento sessuale o d’identità di genere, dare una risposta legale alle loro problematiche specifiche e sviluppare nella società valori d’uguaglianza, rispetto e tolleranza.

Esiste già infatti una normativa di riferimento tanto in ambito comunitario, che statale e di comunità autonoma. Ma la novità della legge catalana che la rende pioniera, non solo in Spagna ma nel resto del mondo, è la considerazione dei diversi ambiti rappresentati – la scuola, la formazione, la cultura, lo sport, la comunicazione, la salute, i servizi sociali, l’ordine pubblico, il mercato del lavoro e la famiglia - e soprattutto la previsone di un sistema di sanzioni che, applicandosi al comportamento omofobico, rende il diritto delle persone LGBT esigibile e di una norma che dispone l’inversione dell’onere della prova, che rappresenta un elemento effettivo di tutela  della persona oggetto di discriminazione, risultando a carico di chi è accusato dell’atto discriminatorio la prova dell’inesistenza del fatto.

E’ soprattutto il regime sanzionatorio che è previsto nei confronti di quanti, persone ed entità, imprese, organizzazioni, agiscano secondo un’attitudine  omofobica, con un sistema di sanzioni differenziate a seconda del grado dell’infrazione commessa – se fisica, verbale o psicologica – e la sua applicabilità nei luoghi di lavoro, che ha portato Comisiones Obreras de Catalunya ad essere uno dei soggetti attivi nella campagna a sostegno della legge. Come infatti dice Laura Urreavela, rappresentante del collettivo LGBT e delegata del sindacato catalano, “la legge è uno strumento per lottare contro la discriminazione nell’ambito del lavoro e nella società”.

La legge era stata presentata da tutti i gruppi della sinistra catalana – socialisti (PSC), repubblicani (ERC), sinistra ecologista (ICV), sinistra anti-capitalista (CUP) – sulla base di una proposta elaborata dal collettivo LGBT ed è stata votata da tutti i gruppi del parlamento catalano, compresi Convergència e Ciutadans, con l’eccezione del solo Partido Popular e il dissenso su alcuni aspetti, ma non sulla totalità del provvedimento, di Unió, la formazione d’ispirazione democristiana che è parte del partito al governo della Generalitat (CiU).

Miquel Iceta, segretario del Partit dels Socialistes de Catalunya e relatore della legge, ha qualificato il giorno di oggi come storico, perché dà ragione al lavoro di quanti si sono battuti nel tempo per l’approvazione di una legge che contribuisce “a fare una società più libera, più giusta e più felice”. E di questi tempi, col popolo catalano che rivendica il diritto a decidere sul proprio futuro, non è poca cosa parlare di contenuti, in questo caso diritti sociali e di cittadinanza, oltreché di contenitori.