In giornata arriva sul tavolo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il nuovo decreto legge che consente all'Ilva di produrre malgrado i sequestri e, con la firma, il probabile conflitto istituzionale tra la procura di Taranto e il Governo si materializzerà in tutta la sua complessità giuridica: c'è infatti da capire se un decreto legge possa sospendere un atto giudiziario di sequestro preventivo. 

A meno che i magistrati rinuncino ad ogni azione, le strade possibili appaiono due. La prima è che venga posta alla Consulta un'eccezione di incostituzionalità; la seconda è quella del conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato. In ogni caso la decisione della Corte richiederà molti mesi e quindi, dal momento in cui il decreto entrerà in vigore, con le spalle coperte dalla legge, l'Ilva potrà continuare a produrre e commercializzare.

Nel frattempo Ilva e sindacati si incontrano oggi (3 dicembre) per verificare quanti dei 1.031 lavoratori messi in cassa integrazione dopo il tornado dello scorso 28 novembre che ha causato la morte di un giovane operaio potranno tornare in fabbrica. La cassa è stata attivata proprio in conseguenza della fermata di diverse aree produttive del siderurgico che la tromba d'aria ha reso in parte inagibili e insicure.

La messa in sicurezza di tutte le aree danneggiate è già cominciata, ma la stima dei danni è di circa dieci milioni di euro. E a quanto si apprende solo alcune aree e alcuni impianti fra tutti quelli sottoposti a fermata dovrebbero essere nelle condizioni di riprendere subito l'attività, per cui la cassa integrazione attivata dall'azienda diminuirà in termini di addetti, ma non si chiuderà del tutto.