“Ribadiamo con forza al governo e a Mittal che il loro contratto non è la nostra trattativa”. Dopo il consiglio di fabbrica tenuto ieri mattina (2 maggio) all'Ilva, tutti i sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno ribadito il loro netto no all'ultima proposta emersa al tavolo negoziale del Mise per il passaggio dei lavoratori dall'amministrazione straordinaria di Ilva alla nuova società acquirente Am Investco. E, nelle stesse ore, però, le imprese di Confindustria sono tornate a denunciare la crisi dell'indotto, che accusa gravi ritardi nei pagamenti.

Il disaccordo dei sindacati riguarda sia l'inquadramento economico-contrattuale dei lavoratori, ritenuto “penalizzante rispetto a quello attuale”, sia il numero di coloro che saranno assunti dalla nuova società: 8.500, mentre invece tutto il personale Ilva è pari a quasi 14 mila unità. Quindi c'è il rischio di 5.500 esuberi. O almeno 4 mila se si dovesse tornare al punto di partenza, 10 mila assunti da Am Investco, numero quest'ultimo pure contestato dai sindacati e ritenuto inadeguato.

"Per riprendere il dialogo - spiegano Fim, Fiom, Uilm e Usb - è necessaria una radicale modifica dell'impostazione da parte di Mittal in materia di organici e salari. Tutti i lavoratori siano assunti alle stesse condizioni economiche e normative". Il piano ambientale e piano industriale devono invece “garantire un reale processo di risanamento ambientale e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali". I sindacati chiedono poi che ai lavoratori delle ditte in appalto siano date garanzie “perché non può essere dispersa la loro professionalità e già da oggi chiediamo un incontro a Ilva in amministrazione straordinaria per discutere di pagamenti e piano lavori delle aziende".

Dopo lo sciopero di 24 ore in acciaieria del 30 aprile, quindi la strada pare ormai tracciata. Sono all'orizzonte nuove proteste, mentre i passi successivi già fissati sono per ora due. L'incontro con le istituzioni del 5 maggio è stato convocato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, così come richiesto dal consiglio di fabbrica. Sono stati invitati Fiom, Fim, Uilm, Usb, Am InvestCo, il sindaco del Comune di Taranto, il presidente della Provincia di Taranto e il presidente dell'Associazione Industriali di Taranto. L'incontro si terrà alle 10.30 nella sede regionale a Bari.

Le assemblee all'Ilva, invece, partiranno il 9 maggio. Unica possibilitò per non arrivare allo sciopero generale, sarebbe un passo avanti di Arcelor Mittal, leader di Am Investco, cosa che per il momento non si profila all'orizzonte. I segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici, Marco Bentivogli, Francesca Re David e Rocco Palombella, hanno comunque confermato che "in merito alla proliferazione di convocazioni a vari livelli, accanto agli incontri legittimamente promossi dalle Rsu in sede territoriale, le trattative del Gruppo Iilva sono nazionali e, pertanto, andranno riprese, quando vi saranno le condizioni, in sede ministeriale".

Per quanto riguarda l'indotto, tra l'altro, c'è da registrare l'allarme lanciato da Confindustria. Le imprese metalmeccaniche e il direttivo di categoria di Confindustria hanno infatti "unanimemente manifestato i disagi derivanti dalla situazione attuale: le fatture vengono saldate solo dopo mesi oltre la scadenza andando a gravare su una condizione già fortemente compromessa dalle oramai note vicende legate ai crediti pregressi (150 milioni complessivi) rientrati nella massa del passivo e di fatto non più nella disponibilità delle aziende".