Riprendono gli incontri sulle molte questioni dell'Ilva. A Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, si tiene oggi (giovedì 27 settembre) una riunione (alle 13.30) sul sito di Genova Cornigliano, mentre è rinviato ai primi di ottobre l'incontro sullo stabilimento di Taranto, che avrebbe dovuto svolgersi sempre oggi. All'ordine del giorno per Genova c'è il confronto sulla cassa integrazione, mentre per Taranto si sarebbe dovuto discutere degli esuberi che si determineranno in seguito alla riconfigurazione dell'organico da parte di Arcelor Mittal, nuovo acquirente del gruppo siderurgico. Per Taranto Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno dato la disponibilità a partire dal 1° ottobre, la nuova convocazione dovrebbe essere fissata a metà della prossima settimana. Ma l'incontro non avverrà a Taranto: i sindacati, infatti, hanno chiesto che il vertice si tenga al ministero e che sia un esame congiunto.

Sindacati (Fiom, Fim, Uilm e Usb), governo, amministrazione straordinaria dell'Ilva e Am Investco (ossia la società con cui Arcelor Mittal ha realizzato l'operazione) hanno intanto apportato alcune correzioni all'intesa raggiunta il 6 settembre scorso. In particolare, sono stati modificati gli allegati 3 e 6 sulla base delle richieste sindacali. In un passaggio dell'allegato 3 le aziende ritengono che “il testo allegato all'ipotesi di accordo sottoscritto è già pienamente in linea con quanto concordato, in quanto le rinunce dei lavoratori nei confronti delle società Ilva, come definite nell'accordo sindacale, sono già state integralmente espunte come da richiesta”.

I sindacati, si legge nel verbale del ministero dello Sviluppo economico che riporta le variazioni agli allegati, ritengono che “vada comunque espunto il riferimento all'articolo 2087 del codice civile e vada previsto un compenso economico a fronte della transazione (transazione onerosa)”. Nello stesso verbale si fa poi riferimento a tre impegni: convocazione non oltre il 25 settembre della riunione per l'accordo di Genova Cornigliano; incontro sulle problematiche delle aziende dell'indotto con Ilva, Am Investco e sindacati; incontro sulle modalità di attivazione della procedura ex legge 223, mobilità volontaria e incentivata (ossia il tema della riunione per Taranto).

“Avvio procedura licenziamento collettivo” ex legge 223: così è titolata la lettera che Ilva in amministrazione straordinaria ha già inviato in proposito ai sindacati. Nello specifico, si tratta di avviare il confronto sul nuovo assetto dell'organico dell'Ilva a valle della riformulazione che effettuerà Arcelor Mittal. Riformulazione che scatterà dopo che la multinazionale avrà inviato la proposta di assunzione al personale prescelto. Riguardo alcune interpretazioni dell'accordo, in base alle quali i lavoratori accettano il licenziamento da Ilva, fonti sindacali precisano che il licenziamento viene accettato solo da coloro che sottoscrivono l'incentivo all'esodo volontario agevolato e incentivato: 100 mila euro lordi a testa se si va via entro gennaio, poi la somma decresce progressivamente. Invece nessuna accettazione di licenziamento, sottolineano le fonti sindacali, c'è per chi non aderisce all'incentivo all'esodo.

In base all'accordo al ministero, Arcelor Mittal assumerà 10.700 addetti (di cui 8.200 nel sito di Taranto), l'attuale organico è di circa 13.500 addetti (di cui 10.826 a Taranto). Nella lettera – inoltrata anche alle istituzioni locali interessate – si parla per il sito di Taranto di un esubero strutturale pari a 2.586 dipendenti. A Genova, invece, l'esubero è di 467 addetti su un organico di 1.472. Nella lettera si legge che “in ragione della cessazione dell'attività produttiva connessa alla gestione degli impianti oggetto di affitto, fatte salve le residue esigenze tecnico-produttive connesse all'espletamento delle attività proprie di Ilva in amministrazione straordinaria, e il ricorso alla cassa integrazione guadagni, Ilva, in esecuzione dell'accordo sindacale ministeriale, intende offrire nell'ambito dell'arco temporale e alle condizioni previste” (dall'accordo del 6 settembre scorso) “l'incentivazione all'esodo del personale che, nei limiti degli esuberi dichiarati, non abbia nelle more formalizzato la ricollocazione lavorativa”. Nella lettera si dice anche che “l'attuale situazione finanziaria e gestionale della società non consente di prevedere ulteriori oneri rispetto a quelli programmati e a quelli propri della procedura di licenziamento collettivo”. Ilva, infine, si dice disponibile “alla verifica di ogni perseguibile soluzione alternativa che favorisca l'occupabilità dei lavoratori interessati” nel corso della procedura avviata con l'inoltro della lettera.