Si tiene stamani al ministero dello Sviluppo economico il primo dei tre incontri ravvicinati sulla vertenza Ilva. La trattativa è tra il governo, che dovrebbe essere rappresentato dal viceministro Teresa Bellanova, Am Investco, la societàdi Arcelor Mittal e Marcegaglia che ha vinto la gara di aggiudicazione a giugno scorso, sindacati e amministrazione straordinaria dell'Ilva. Da come andrà l'incontro di oggi e dai due prossimi, si capirà se c’è davvero la possibilità di chiudere questo passaggio con un accordo sindacale, considerato che la trattativa è cominciata a luglio dello scorso anno e che sinora non è ancora decollata.

Pochi, per i sindacati, i passi avanti compiuti. Sono stati chiariti, dicono al riguardo i rappresentanti dei lavoratori, i piani industriale e ambientale di Am Investco, dove c’è una previsione di investimenti di 2,3 miliardi totali entro il 2023, però non è stato sciolto il nodo principale: quale sarà l'occupazione della nuova Ilva che, dopo i Riva dal 1995 ai primi del 2013, torna al privato dopo essere stata nelle mani del pubblico con la gestione commissariale da giugno 2013 ad oggi (amministrazione straordinaria in corso compresa).

Diecimila su 14 mila sono i lavoratori da assumere dice Am Investco, che si rifà al contratto sottoscritto col governo a giugno, sottolineando di aver già aumentato la sua offerta iniziale - Am Investco proponeva inizialmente 8.500 addetti - e di voler salvaguardare la parte salariale dei dipendenti. Assumere tutti i 14 mila chiedono invece i sindacati, contrari a spacchettare i lavoratori in due grandi aree: chi transita in Am Investco, appunto i 10 mila, e chi resta all'amministrazione straordinaria, gli altri 4 mila, tra prosecuzione della cassa integrazione straordinaria (durerà sino al 2023) e impiego nel piano di bonifiche che saranno gestite dai commissari Ilva con i fondi della transazione Riva (circa un miliardo).