“Lavoro, dignità, uguaglianza. Per cambiare l’Italia”. Sono le parole d’ordine scelte dalla Cgil per la manifestazione nazionale in programma sabato 25 ottobre a Roma, che avrà al centro le proposte elaborate da corso d’Italia sul lavoro, in particolare sull’estensione dei diritti e delle tutele, e per nuove politiche economiche che contrastino la recessione, favorendo una vera ripresa del paese. “Il 25 ottobre – spiega Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil e responsabile nazionale dell’organizzazione – sarà una tappa importante di una mobilitazione che vuole parlare al paese, al mondo del lavoro, ai pensionati, che vuole rappresentare un sostegno alla piattaforma della Cgil, costruita intorno alla richiesta di interventi specifici per creare lavoro, di investimenti pubblici e privati, di estensione dei diritti, di meno forme contrattuali e più stabilità, dell’allargamento universale delle tutele”.

Rassegna La mobilitazione intanto vive da giorni nel paese con decine di iniziative sui territori e nei luoghi di lavoro. Ce ne vuoi parlare?

Baseotto Sono tante le iniziative che hanno accompagnato e stanno accompagnando la giornata del 25. Ha cominciato l’Emilia Romagna con uno sciopero generale lo scorso 16 ottobre, seguita dalle proteste di altre realtà territoriali, dalla Calabria alla Liguria, dalle Marche alla Puglia, tutte con lo scopo di preparare la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori all’appuntamento nazionale. In ognuna uno specifico motivo di protesta legato a specifiche emergenze che la politica economica di questo governo ha acuito. Un continuo fiorire di manifestazioni, anche di categoria, spaccati del mondo del lavoro che, oltre a protestare, portano all’attenzione generale problematiche, suggeriscono soluzioni. Qualcosa di straordinario.

Rassegna Iniziative di proposta, oltre che di protesta…

Baseotto Non c’è dubbio. Si tratta di una scelta che, a partire dalla piattaforma varata in occasione del direttivo nazionale del 27 settembre, rivendichiamo appieno. Perché quando noi ci opponiamo allo stravolgimento dell’articolo 18, ma collochiamo questo nostro no nell’ambito di un disegno che renda più inclusivo e più accessibile a tutti lo Statuto dei lavoratori, attraverso l’estensione dei diritti e delle tutele anche a chi oggi non ne può fruire, quando noi ragioniamo di contratto a tutele crescenti ponendo tra le condizioni l’eliminazione degli 40 oltre contratti della precarietà, noi dimostriamo di rappresentare e di saper parlare all’insieme del mondo del lavoro.

Rassegna La dimostrazione lampante del fatto che la Cgil non è così conservatrice, attenta solo al mondo del lavoro dipendente, come la descrivono i suoi detrattori.

Baseotto È evidente che la Cgil ha ancora un lungo tratto di strada da fare nella direzione di una capacità migliore e più efficace di rappresentare il mondo della precarietà, il lavoro atipico e così via. Non abbiamo mai nascosto che la nostra iniziativa su questi temi ha avuto dei problemi, anche dei ritardi. Non siamo però nemmeno all’anno zero, non siamo soprattutto a quella rappresentazione odiosa e spesso caricaturale che viene fatta di noi quasi quotidianamente sui media. Si pensi al lavoro prezioso che fa Nidil, da sola e assieme alle categorie tradizionali. Noi saremmo conservatori? La verità è che la Cgil sfida questo governo e questo Parlamento sul terreno cruciale di come si cambia l’Italia. Noi vogliamo farlo collocando al centro di ogni nostra rivendicazione i tre valori che abbiamo più a cuore, gli stessi che abbiamo scelto come parole d’ordine della manifestazione nazionale del 25: lavoro, dignità, uguaglianza. Se questo significa essere conservatori, allora lo siamo.

Rassegna Sono tante le ragioni che inducono la Cgil a manifestare il prossimo 25 ottobre. Ogni giorno se ne aggiunge una nuova, l’ultima è rappresentata dalla legge di stabilità...

Baseotto La legge di stabilità presenta innanzitutto un problema di legittimità democratica. Un provvedimento così importante non lo si può comunicare mediante spot pubblicitari, aggiungendo ogni volta – a seconda della platea che si ha di fronte – un pezzo di annuncio, un pezzo di promessa. Io credo che i cittadini, oltre che le parti sociali, abbiano il diritto di conoscere con chiarezza gli intendimenti di questo governo e abbiano anche il diritto di poter dire la loro. Naturalmente, le nostre osservazioni non riguardano solamente il metodo adottato. Sono molti i contenuti di questa legge di stabilità, almeno quelli a oggi conosciuti, che non vanno nella direzione da noi auspicata. Tanto per cominciare, che senso ha mantenere quell’incomprensibile palude per cui nel nostro paese non è possibile avere una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze, e non si capisce perché, mentre si continua a voler usare la leva fiscale per determinare misure a favore del sistema delle imprese in maniera non selettiva, cioè facendone beneficiare anche coloro che non mettono in atto azioni utili alla ripresa dell’economia? Ma non solo. Non è pensabile, se si vuole davvero cambiare la politica del rigore, determinare la crescita e il rilancio dell’occupazione attraverso la sola leva fiscale. Noi abbiamo bisogno di un governo e di un Parlamento che abbiano il coraggio di dire che 7 anni di austerità non si sono rivelati in grado di far uscire il paese dalla crisi. Abbiamo bisogno di cambiare politica economica e di uno Stato che, pur con le difficoltà che sono innegabili, investa le poche risorse che ha nell’innovazione, nel lavoro e nella formazione.