"Il governo si ricordi dei pensionati. C'è la legge di stabilità in discussione e per queste persone non c'è nulla. Chiediamo con insistenza di prevedere qualcosa anche per loro perché da molti anni vivono in una condizione di assoluta difficoltà". E' quanto ha detto oggi, 5 dicembre, il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone commentando i dati Istat sulle pensioni.

L'Istituto di statistica ha diffuso stamani iel rapporto 'Trattamenti pensionistici e beneficiari - Anno 2013', nel quale si sottolinea che "il 41,3% dei pensionati percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese, un ulteriore 39,4% tra 1.000 e 2.000 euro; il 13,7% percepisce tra 2000 e 3000 euro, mentre la quota di chi supera i 3.000 euro mensili e' pari al 5,6% (4,3% tra 3.000 e 5.000 euro; 1,3% oltre 5.000 euro). I due terzi dei pensionati (67,1%) sono titolari di una sola pensione, un quarto (25,1%) ne percepisce due, mentre il 7,8% e' titolare di almeno tre pensioni.

"I pensionati e gli anziani - ha continuato Cantone - si sono presi sulle proprie spalle le famiglie e aiutano come possono figli e nipoti senza lavoro. Ma se ora non gli si da una mano non riusciranno più a svolgere questo ruolo di ammortizzatore sociale. È una questione serissima che un governo che ha a cuore il futuro del paese non può non affrontare".

DATI
Secondo l'Istat, tra l'altro, i nuovi pensionati sono più 'poveri', con un assegno fino a 3mila euro inferiore rispetto a chi era già in pensione nel 2012. Dai dati emerge che chi è andato in pensione nel 2013 ha reddito medio di 13.152 euro, inferiore a quello dei cessati (15.303) e a quello dei sopravviventi (16.761), quelli cioè già in pensione anche nel 2012.

Resiste, infine, una 'questione meridionale
'. Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,8% nel Mezzogiorno. Nelle regioni settentrionali si concentra circa la metà delle prestazioni pensionistiche (47,8%), dei pensionati (48,3%) e della spesa erogata (50,6%). Nelle regioni meridionali, la quota scende a un terzo (31,8% per le pensioni, 31,6% per i pensionati) e al 28,0% della spesa complessiva. Le regioni centrali ricevono il 20,5% dei trattamenti, ospitano il 20,1% dei pensionati e assorbono il 21,4% della spesa erogata.