Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, convocherà i sindacati “a giorni, per inizio luglio” per aprire il confronto sul rinnovo dei contratti pubblici. La Cgil però aspetta per brindare: dopo sette anni di blocco della contrattazione, e molti annunci del governo, attende di verificare l’avvio effettivo del tavolo e i contenuti del confronto. Lo ha detto il segretario generale, Susanna Camusso, nella tavola rotonda col ministro Madia che si è svolta oggi (23 giugno) a Roma, nel Forum nazionale della Cgil sulla riforma della pubblica amministrazione, dal titolo “Cambiare attraverso la partecipazione, l’innovazione, la contrattazione” (qui le foto).

Molti temi al centro del dibattito: i contratti dei lavoratori pubblici, ovviamente, ma anche la riforma del governo e il funzionamento della macchina della Pa. Come i lavoratori sono percepiti, il rapporto tra pubblico e territorio, il ruolo della negoziazione nell’organizzazione del lavoro. Il sindacato ha criticato il governo su alcuni punti: per esempio la riforma della Pa, che non porta verso una semplificazione ma ad un’ulteriore burocratizzazione, e le correzioni alla legge Brunetta che – secondo Camusso – “non va rivista, va proprio cancellata”. Quella della Pa “è la riforma più difficile”, ha esordito Marianna Madia, “se lo Stato non garantisce ai cittadini i loro diritti, allora falliscono tutte le altre riforme. Il cambiamento non avviene in Gazzetta ufficiale – a suo avviso –, ma nei territori e tra le persone, deve essere concretamente applicato. Oggi i cittadini possono conoscere i dati della pubblica amministrazione, non solo quelli che li riguardano ma tutti: così la trasparenza, attraverso una politica pubblica, può diventare lotta all’illecito e avvicinare le persone alla Pa. E’ una grande politica di trasparenza: certo, i cittadini devono essere informati e poter esercitare questo nuovo diritto”.

 

Susanna Camusso ha analizzato la legge delega del governo: “Non si è affrontato il nodo centrale, ovvero come funziona la pubblica amministrazione, come i lavoratori esercitano la loro funzione. E’ una riforma centralista – ha osservato -: la stagione attuale interrompe un processo federalista del paese virando verso un'idea centralista, senza gli strumenti per attuarla. La legge ha determinato che tutte le politiche del lavoro passino da un'agenzia nazionale, togliendo la competenza alle Province. Centralizzando tutto – però – si rischia un grande processo di burocratizzazione e allontanamento dai cittadini. Siamo certi che sia la scelta migliore?”, si è chiesta il segretario. La pubblica amministrazione oggi “non è adeguata a trasformarsi, usare tecnologie differenti, dare risposte adeguate alla velocità dei cambiamenti”, ha proseguito. Le difficoltà sono evidenti ogni giorno, dunque “bisogna investire sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione, puntando sulla formazione, non facendo passare l'organizzazione del lavoro dalla centralizzazione”. Tanti i problemi aperti: “Occorre prevedere forme flessibili di organizzazioni del lavoro – per Camusso -. Serve una semplificazione vera: il governo invece fa una delega, poi decreti, poi provvedimenti applicativi, alla fine di tutto al dipendente arriverà un nuovo tomo, non certo un sistema semplificato”.

Il dibattito tra Camusso e Madia si è poi spostato sul tema dei contratti. “C’è un pregiudizio sui lavoratori – ha spiegato il leader della Cgil -: è più facile dire che il problema sono loro, piuttosto che ammettere che la macchina organizzativa che è stata prevista non funziona”. Il ministro si è impegnato alla convocazione del tavolo per i rinnovi: “Il governo sblocca i contratti pubblici non perché c’è una sentenza della Corte costituzionale, ma perché pensiamo che oggi la crisi peggiore sia alle spalle e si possa riaprire una normale dialettica contrattuale”. Su tutto il nodo delle risorse: “Nella scorsa legge di stabilità abbiamo stanziato l’inizio delle risorse – ha detto -, è un principio ma senza uno stanziamento iniziale non potevamo riaprire la contrattazione. L’altro requisito era ridurre i comparti, che sono diventati quattro grazie anche alla collaborazione con i sindacati”.

La Cgil apprezza se si riapre il tavolo, ma “aspettiamo a brindare: vogliamo vedere l’avvio effettivo del confronto, che è stato più volte annunciato, e intanto abbiamo sette anni di blocco contrattuale e siamo arrivati a luglio 2016”. Questo il commento di Camusso. “Chiediamo aumenti contrattuali sui minimi tabellari per tutti i lavoratori pubblici”, ha aggiunto. Il 12 luglio ci sarà l'assemblea unitaria dei delegati, insieme a Cisl e Uil, "sarebbe bello poter iniziare dicendo che abbiamo aperto il confronto". Lo sblocco dei contratti comunque “non significa vita facile: c’è una cattiva stampa sui dipendenti, alimentata anche dallo stesso governo. Tra i diritti dei lavoratori c'è anche quello di fare le assemblee: la campagna contro chi fa un’assemblea nel pubblico è stata insopportabile, ha fornito una lettura distorta”. 

Ancora critiche alla politica del governo Renzi: “E' sbagliato pensare che la crisi la debbano pagare i lavoratori pubblici, non perché non vogliono fare la loro parte, ma perché ridurre le condizioni del lavoro non è certo un volano per l'economia: è vero esattamente il contrario”. I provvedimenti demagogici non funzionano: “Occorre rimettere ordine alle modalità con cui si entra nella pubblica amministrazione: il concorso è sempre lo strumento essenziale. Ma i concorsi, come vengono fatti oggi, non rispondono alle esigenze del pubblico”. Una battuta sulle legge Brunetta, che il ministro Madia aveva definito troppo rigida: “Non è rigida, è proprio sbagliata e bisogna toglierla di mezzo. Mettere un cerotto a una cattiva legge può fare nuovi danni, meglio cancellarla e provare a riscrivere un sistema”. Per questo il tavolo sui rinnovi va inteso in senso complessivo: “Ci auguriamo che l’apertura del confronto sia anche l'occasione per riprendere un processo virtuoso: l’obiettivo è ottenere un’efficacia nell’organizzazione del lavoro pubblico da definire attraverso la contrattazione”, ha concluso Camusso.

 

 

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