Prosegue la fuga da Roma a Milano delle aziende di comunicazione. Dopo i casi ben noti di Sky e Mediaset, ora è la volta di Consodata, controllata al 100% da Italia Online (ex Seat Pagine Gialle). Più piccola nei numeri, come vertenza, perché i lavoratori interessati sono circa una sessantina, ma anche più difficile da risolvere, viste le pessime acque in cui naviga la casa madre che recentemente ha messo alla porta oltre 400 persone con un accordo lacrime e sangue. Ma se, per restare nell'ambito della comunicazione, negli altri due casi appena citati una prospettiva di futuro può esserci, per Consodata al momento le speranze sono davvero striminzite.

“Da un giorno all'altro, esattamente il 1° giugno, ci è arrivata la comunicazione aziendale: tutti trasferiti a Milano nel giro di un mese – spiega Valentina Serani, delegata Slc Cgil –. Ma il loro obiettivo non è imprenditoriale, stanno facendo solo speculazione. Come si spiega altrimenti il fatto che hanno rilevato l'azienda controllante qualche anno fa con circa 130 milioni in cassa, poi ci hanno messi in cig – prima ordinaria, poi straordinaria – e ora, mentre gli azionisti di Italia Online si spartiscono ricchi dividendi, e quindi i soldi ci sono, arriva la scelta di spostare Consodata a Milano?”.

In effetti, c'è una strana coincidenza: l'annuncio del trasferimento collettivo è giunto appena prima della scadenza degli ammortizzatori. “È avvenuto senza un confronto con il sindacato – prosegue la lavoratrice – né con lo straccio di piano industriale. Ma vi dirò di più: Consodata ha tutto a Roma. Qui c'è la testa produttiva, direttiva e organizzativa. A Milano abbiamo circa 25 dipendenti tra funzioni commerciali e client service (supporto al commerciale) e una piccola parte produttiva. Il nostro timore è che anche quella sede abbia i giorni contati. Nessun rilancio, questa è una chiusura camuffata”.

Ennesima tegola, dunque, per i lavoratori della capitale. Lo conferma il segretario Slc Cgil Roma e Lazio, Riccardo Saccone: “I dipendenti di Consodata hanno un'età media di 40-50 anni. Sebbene siano tutte persone ad alta professionalità (si occupano da anni di direct marketing, ndr) sarà arduo rientrare nel mercato del lavoro in una città dove, nel disastro occupazionale, non c'è posto per i non più giovanissimi. Inutile girarci intorno, qui siamo di fronte al classico esempio di espulsione dal mondo produttivo con la scusa dei trasferimenti: l'azienda sa che le persone non andranno, conta su questo. E se pure lo facessero, non c'è l'ombra di un progetto che punti a una ristrutturazione vera”.

Prosegue il dirigente sindacale: “Ormai va di moda. Ultimamente qualcuno ha scoperto che anziché dichiarare gli esuberi è meglio parlare di business e fingere di voler spostare tutto a Milano perché è la capitale economica. Soltanto stupidaggini. E intanto a Roma si assiste allo svuotamento senza sosta di lavoratori e contenuti. Ora chiederemo un incontro alla Regione, ma c'è anche un tavolo aperto al ministero dello Sviluppo economico. Perché qui – conclude Saccone –, oltre alla ristrutturazione mascherata di Consodata c'è il tema complessivo di Italia Online. Hanno preteso un accordo duro con centinaia di persone in cassa a zero ore e dopo un mese i soci si sono spartiti dividendi per 80 milioni di euro. Alla fine, la notizia di questa chiusura mascherata”.