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C’è molto di più della soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo importante, come la firma all'Aran per la riduzione da 12 a 4 dei comparti della pubblica amministrazione, nel tweet con cui la segretaria confederale Cgil Serena Sorrentino, stamattina (5 aprile) alle 5 ha annunciato la firma dell’accordo. Nella foto che accompagna il tweet, e che ritrae la segretaria generale della Fp Rossana Dettori insieme alla Sorrentino nell’atto di firmare, c’è il frutto di anni e anni di impegno della Cgil per una effettiva parità di genere nel lavoro.
Si potrebbe pensare, mentre alla guida della stessa Cgil c’è una donna, così come è stato anche per l’Ugl e oggi per la Cisl, a una cosa scontata. Ma non è così. Quella foto dimostra che prima le quote – capaci di forzare meccanismi consolidati – e poi l’impegno di chi stava a quel tavolo, hanno consentito a due donne di guidare una trattativa fiume protrattasi per ben 16 ore, sbaragliando così con un sol colpo facili pregiudizi.
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Mentre fuori dalla Cgil, il nuovo presidente dell’Istat nello scalpore generale defenestra la direttrice Linda Laura Sabbadini, che con i suoi studi e le statistiche ci ha consentito in questi anni di analizzare e cercare di intervenire nelle pieghe dei veri gap che impediscono alle donne di crescere professionalmente o anche solo di lavorare, la Cgil che – prima tra sindacati e partiti – ha introdotto nei suoi organismi le quote – strumento così spesso contestato da maschi (e da donne) che magari godono delle facilitazioni della cooptazione familiare e familistica –, oggi incassa uno splendido doppio risultato. L'accordo all’Aran e la dimostrazione che si può rompere non solo il soffitto, ma anche le pareti di cristallo, proprio come recitava lo slogan scelto per lo scorso 8 marzo dalla Confederazione europea dei sindacati.
Le vere politiche di genere non sono quelle che consentono a una donna di raggiungere il vertice in splendido isolamento, ma quelle che creano squadre paritarie, dove donne e non solo uomini ricoprono ruoli sensibili e di responsabilità. Proprio come la Cgil oggi ha dimostrato.