“Il Paese è diventato più diseguale, precario e insicuro, come dice l’Istat nel suo ultimo rapporto. Siamo ancora lenti e bloccati, divisi anche nel territorio: il Sud resta indietro, la disoccupazione è troppo alta. Eppure, nel Documento di economia e finanza sembra esserci una resa a questa fotografia: la proiezione al 2021 di tutti gli indicatori, del lavoro in particolare, resta bloccata, con la disoccupazione ancora a due cifre e salari addirittura in calo in termini reali, nonostante la bassa inflazione. Quello che manca in quel documento, apparentemente tecnico, è proprio una visione diversa”. A dirlo è Riccardo Sanna, coordinatore dell’Area politiche di sviluppo della Cgil, intervistato da RadioArticolo1.

A suo giudizio, siamo nel “solito stretto sentiero dell'austerità, della flessibilità condizionata, della svalutazione competitiva e soprattutto del lavoro. Le indicazioni di bassa crescita e quel pilota automatico sulle clausole di salvaguardia – aggiunge – determinano una prospettiva di gestione di conti pubblici sempre dettata da un contenimento del perimetro pubblico, da un’attenzione esagerata al deficit e al debito. Sicuramente, anche se tecnico, il documento fa una proiezione per inerzia di un medesimo approccio alla finanza pubblica in generale alla politica economica”.

Cos'altro manca al Def? “Sicuramente – osserva l’economista – non ci sono le risorse per cambiare il sistema di ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Se ne riempiono tutti la bocca, ma pochi immagino una riforma strutturale organica del sistema. Anche la previdenza, a prescindere dalle speculazioni mediatiche, è sicuramente un tema che richiede un nuovo confronto per superare la riforma Fornero, e di questo non c'è traccia nel Documento di economia e finanza, così come mancano alcune urgenze fondamentali come le risorse da destinare all'estensione del Durc di congruità, la prosecuzione di misure di sostegno al reddito, la sospensione delle ritenute fiscali per le quattro regioni colpite dal sisma del 2016 e 2017”.

Da sottolineare anche l’assenza di risorse adeguate per il sistema sanitario nazionale. “In sede di audizione parlamentare – sottolinea Sanna – abbiamo sollevato il tema, siamo stati tra i pochi a farlo insieme alle regioni e agli enti locali: siamo in presenza sostanzialmente di un definanziamento del sistema sanitario nazionale. Non c'è una vera e propria riduzione, manca però quel progressivo incremento delle risorse per allinearle con la media Europea". Quanto agli investimenti pubblici, “per inerzia hanno stabilito che l'incidenza sul Pil resterà invariata fino al 2021, nonostante tanta propaganda”. Infine, parlando di evasione fiscale “si prendono in carico le misure già fatte – osserva il dirigente sindacale –, ma sostanzialmente non c'è un'idea di contrasto strutturale a un fenomeno che ci costa 130 miliardi ogni anno”.