Nel 2021 si potranno costruire solo nuovi edifici pubblici e privati con una combinazione di alta efficienza energetica e con la capacita di soddisfare il fabbisogno residuo di energia con fonti rinnovabili applicate nel sito. Una piccola rivoluzione se si pensa al nostro attuale patrimonio edilizio, che comporta la necessità di un profondo cambiamento nel settore delle costruzioni, non da domani, ma a partire da subito.

L’ultimo rapporto “OISE”, dal titolo “Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio 2014 per costruire il futuro”, curato da Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil e Legambiente, parla proprio di questa necessità, quella di “muovere l’innovazione del settore edilizio, integrare fonti rinnovabili ed efficienza energetica”, una prospettiva che “presenta oggi grandi opportunità per rilanciare il lavoro in edilizia, ma deve essere accompagnata con forza da Governo e Regioni”.

“Oggi – si legge ancora nel rapporto - soprattutto la riqualificazione energetica del patrimonio esistente deve diventare una sfida fondamentale per diverse ragioni e con benefici molteplici”. “Insomma – secondo Fillea, Filca, Feneal e Legambiente - non esistono più scuse, ragioni economiche o tecnologiche per fermare questo cambiamento”. La priorità ora è “creare finalmente una cabina di regia nazionale per l’efficienza energetica in edilizia che consenta di coordinare gli interventi necessari a mettere mano all’articolato patrimonio edilizio, di semplificare gli interventi, di valorizzare le opportunità legate alla programmazione europea 2014-2020”.

Il rapporto OISE evidenzia come, nel quadro economico recessivo che contraddistingue il nostro paese e, in particolare, l’industria delle costruzioni, resta un unico dato confortante, quello relativo agli interventi di riqualificazione dell’esistente (+20% dal 2008 al 2014, secondo le stime Ance). Già oggi, infatti, Il peso della riqualificazione edilizia sul mercato delle costruzioni ha ormai stabilmente superato il 65%.

Questo ha naturalmente anche risvolti importanti sul lavoro. E proprio gli aspetti occupazionali e formativi sono oggetto dell’approfondimento del Rapporto di quest’anno, che stima le ricadute occupazionali del green building, le nuove esigenze formative che il mercato richiede, la rispondenza del sistema formativo nazionale a questa domanda in rapida evoluzione.

“Una stima, senz’altro definita per difetto, degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici che hanno usufruito della incentivazione prevista dalla legge – si legge nel rapporto - arriva a quantificare in 271mila lavoratori diretti e 406mila complessivi l’impatto occupazionale nel periodo 2007-2014, quello in cui l’incentivo per la riqualificazione energetica è stato in vigore”. Numeri assolutamente significativi se si considera che, nel 2013, il settore ha perso circa 163mila occupati.

La trasformazione del settore, già in atto, implica però – scrivono sindacati e Legambiente - un adeguamento delle competenze professionali di ampia portata e trasversale nella filiera, adeguamento “che già sta avvenendo spontaneamente nel mercato, ma che necessita di essere accompagnato e riconosciuto dal sistema formativo nazionale. Il processo di qualificazione ed accreditamento, attraverso il sistema formativo edile, diffuso a livello nazionale, del formedil, casse edili e CPT, per le nuove esigenze professionali, è in corso, e mira proprio ad accompagnare il percorso formativo dei lavoratori, dotandolo di specifiche competenze riguardo ai nuovi materiali, componenti e tecnologie che fanno riferimento al vasto campo dell’innovazione sostenibile di settore”.