Nel distretto tessile di Prato due aziende su tre presentano irregolarità. È questo il risultato del primo anno della campagna ispettiva triennale “Lavoro Sicuro”, indetta da Regione Toscana e Asl territoriali come risposta alla strage del Macrolotto del 1 dicembre 2013, quando in un’azienda di proprietà cinese (la “Teresa Moda”) persero la vita sette operai in seguito a un incendio. Una tragedia che pose all’attenzione nazionale le condizioni di lavoro nelle imprese manifatturiere gestite da orientali, condizioni contrassegnate da uno sfruttamento che troppo spesso rasenta lo schiavismo. 

Ma veniamo al bilancio dei controlli. Le imprese ispezionate sono state 3.341: sono state riscontrate irregolarità nel 68,8 per cento dei casi, che hanno comportato 1.870 informative di reato, di cui 186 con conseguente sequestro e chiusura, e 1.978 prescrizioni. Quali sono le irregolarità più frequenti? Al primo posto (827) quelle che riguardano i macchinari, seguono gli impianti elettrici (774), l’igiene (649), i dormitori (340), le cucine (152), le cucine con bombole a gas (76). L’importo delle sanzioni finora riscosso è di 3,4 milioni di euro, pari all’85 per cento della somma derivante dalle prescrizioni comminate finora.

Concluso il primo anno, il progetto “Lavoro Sicuro” va avanti. Nei prossimi mesi, come hanno spiegato i promotori della campagna, è previsto il completamento delle ispezioni in tutte le 7.700 imprese tessili dell’area (che comprende anche aziende delle province di Firenze, Pistoia ed Empoli). In particolare, entro il 31 dicembre prossimo saranno sottoposte a controlli altre 1.100 imprese, per un totale stimato di 4,5 milioni di euro di sanzioni. Nello stesso tempo, infine, Regioni ed enti locali stanno andando avanti con il “Patto per il lavoro sicuro” cui finora hanno aderito 155 società e con l’impegno per l’emersione fiscale.