"In Italia, nel commercio, si lavora più che altrove in Europa, domenica e giorni festivi compresi. A fronte però di consumi che faticano a crescere e di un'occupazione sempre più precaria". A dirlo sono i segretari generali Mario Colleoni (Filcams Cgil), Alberto Citerio (Fisascat Cisl) e Maurizio Regazzoni (Uiltucs Uil) di Bergamo: "C'è chi pensa che quella sulle chiusure nei giorni festivi e domenicali sia una battaglia di retroguardia, senza però conoscere la realtà di molti paesi europei. Siamo l'unico paese in Europa dove gli orari delle attività commerciali non prevedono alcuna restrizione. Si può tenere aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette. In nessun altro paese Ue si assiste all'assenza completa di restrizioni: in Francia, ad esempio, di domenica e nei giorni festivi le attività commerciali restano chiuse, fatta eccezione per i negozi di alimentari che possono tenere aperto fino alle 13. In Germania è prevista la chiusura con l'eccezione di alcune particolari attività, così come in Olanda e in Belgio, dove solo la deroga delle autorità locali può prevedere l'apertura domenicale".
I segretari bergamaschi dei sindacati del commercio evidenziano che "malgrado il 'sempre-aperto' italiano i dati sui consumi, dal 2008 a oggi, mostrano come non ci sia stata una crescita delle vendite, ma solo un peggioramento dell'occupazione. Il punto oggi è che il modello di sviluppo del commercio sta diventando insostenibile. La logica delle aperture incontrastate sta puntando alla riduzione dei costi del lavoro, scaricando il peso sul personale e danneggiando costantemente lavoratrici e lavoratori che si trovano spesso con orari improponibili e salari troppe volte da fame. Il decreto Salva Italia, insomma, non ha di fatto portato né maggiori consumi né maggiore occupazione, bensì solo maggiore precarietà".