Si preannuncia alta l’adesione allo sciopero del prossimo 28 aprile da parte dei lavoratori modenesi di Hera, la multiutility che gestisce i servizi pubblici locali, rifiuti, gas-acqua energia. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati di categoria Filctem, Slc e FP, che rappresentano i lavoratori dei vari settori di Hera, contro la decisione degli Enti Locali di andare ad una graduale riduzione in 3 anni del 51% delle azioni di proprietà pubblica.

La contrarietà di lavoratori e sindacati si è manifestata già nelle scorse settimane, quando è iniziato l’iter per le modifica del patto di sindacato, finalizzato alla riduzione delle quote pubbliche. A Modena, i lavoratori di Hera hanno manifestato sia in occasione della commissione consiliare dell’8 aprile, riunita per la presentazione delle modifiche al patto di sindacato tra i soci pubblici, che in occasione del Consiglio comunale del 16 aprile, che ha approvato tali modifiche. Nelle diverse assemblee sindacali, tenute nei giorni scorsi, sia presso la sede centrale di Modena che nelle sedi distaccate di Sassuolo, Vignola e Pavullo, i lavoratori hanno manifestato un forte dissenso alla vendita delle azioni da parte dei comuni, che porterebbe inevitabilmente a una privatizzazione e alla rinuncia del controllo pubblico su beni comuni, come acqua, energia, rifiuti.

Per questo, da Modena si prevede un’alta partecipazione allo sciopero (proclamato in concomitanza con l’assemblea di tutti i soci di Hera), con diverse centinaia di lavoratori modenesi che, insieme a quelli degli altri territori, manifesteranno a Bologna, davanti alla sede centrale di Hera (in via Berti Pichat, a partire dalle ore 9). La manifestazione bolognese prevede un’assemblea pubblica aperta a lavoratori e cittadini, che sarà conclusa dal segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso.

I sindacati sono convinti che "la perdita del 51% di azione pubbliche indebolirebbe la capacità di governo del pubblico su servizi essenziali per i cittadini e avvierebbe un inevitabile processo di privatizzazione, che comporterà un minor controllo e una più ridotta capacità d'incidere sulle scelte strategiche del gestore. Ridurre in tre anni la quota di azioni pubbliche dal 51%, al 38% significa che i soci privati avranno il 61,5% e il loro obbiettivo sarà garantire maggiori utili al mercato, cioè ai privati, interessati più alla remunerazione del capitale nel breve periodo. Ciò comporterà una riduzione degli investimenti, il peggioramento delle condizioni di lavoro e della qualità del servizio, e i settori con minore marginalità potrebbero essere ridotti. Si teme anche che la qualità del lavoro possa essere compromessa da una svalorizzazione delle professionalità, soprattutto per effetto di un’accentuazione dei processi di terziarizzazione, già da tempo attuati dalla multiutility".

"La vendita delle azioni di Hera sotto controllo pubblico – sottolinea la Cgil modenese –, significa anche vendita del patrimonio della società, e non convincono le risposte dei sindaci, che con i proventi realizzati si faranno nuovi investimenti. Inoltre, verranno meno anche le risorse da dividendi, che oggi servono per finanziare il welfare (principalmente asili nidi e assistenza anziani), con il rischio di abbassamento dei livelli dei servizi o di aumento delle rette/tariffe. I beni comuni e i servizi essenziali non possono essere gestiti con mere logiche di profitto, così come hanno deciso i cittadini nel 2011, con il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua".