“Il ministro Poletti ha detto che nessuno deve essere lasciato solo, rivolto ai lavoratori: ci fa piacere, perché il premier Renzi ha pronunciato le stesse parole rivolte alle imprese”. Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, parlando al dibattito “Diritto ad un’adeguata tutela sociale”, che si è svolto oggi (venerdì 27 maggio) all’interno delle Giornate del Lavoro della Cgil a Lecce. Nella cornice del Cortile Teatini, l’appuntamento è stato un’occasione di confronto tra la Cgil e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, pochi giorni dopo il primo incontro tra governo e sindacati sui temi dei previdenza e lavoro. La questione degli ammortizzatori, le politiche attive per il lavoro, i Centri per l’impiego sono stati alcuni nodi sul tavolo.

“Nella situazione di oggi abbiamo aziende che chiudono, si trasferiscono, molte trattative si concludono male”, ha esordito Giuliano Poletti. “E’ in atto in Italia un grande cambiamento: veniamo da 7-8 anni di crisi, ma dopo la crisi il contenuto di cambiamento è destinato a restare, anche quando il Pil tornerà positivo. Le aziende resteranno in piedi se riusciranno a cogliere il mutamento”. Nella questione complessiva, ha aggiunto il ministro, “c’è il grande problema del lavoro, dei lavoratori che perdono il posto e delle loro famiglie. Nostro compito è produrre le migliori condizioni possibili per far crescere l’economia”. Oggi dunque “dobbiamo essere capaci di aumentare le opportunità, facendo di tutto affinché gli imprenditori abbiano comportamenti leali: per esempio, nella legge sui contributi alle imprese  c’è una norma che impone di restare sul territorio o rifondere l’investimento sostenuto. Le aziende non possono fare ‘ prendi i soldi e scappa’”. Se si producono le giuste opportunità, secondo Poletti, “anche le aziende che sono andate all’estero torneranno in Italia”. Sulle tutele, a suo avviso, "bisogna garantire il lavoro, non il reddito. Il reddito non si può garantire per sempre".

Il grande tema, per Serena Sorrentino, è “decidere cosa rimettere al centro dell’intervento legislativo e delle politiche industriali. Questi due fronti, ammortizzatori e politiche attive, ci danno la misura del successo o delle correzioni che bisogna apportare al sistema”. Oggi la struttura degli ammortizzatori sociali “non è universale: non ha all’interno un principio solidaristico. Col Jobs Act si è intervenuti sugli ammortizzatori, ma senza misurare la riforma sul contesto economico nel quale è calata. Siamo nel pieno di una profonda crisi, lo ha confermato l’Istat qualche giorno fa, i dati sull’occupazione dimostrano forti instabilità: in questo scenario - quindi - ridurre gli ammortizzatori non aiuta certo a risolvere i problemi”.

 C’è poi l’aspetto delle politiche attive: “E’ la vera grande sfida che abbiamo davanti”, ha spiegato Sorrentino. “E’ fondamentale riattivare le persone nel mercato del lavoro nel loro ingresso, e qui c’è il grande nodo del funzionamento dei Centri per l’impiego: abbiamo un grave ‘sottofunzionamento’ dovuto alla scarsità di risorse e di personale. A parità di centri per l’impiego, in Italia abbiamo 8.600 addetti e moltissimi sono precari, in Germania sono 100.000 e lavorano per lo Stato: davanti a questi numeri la capacità di accogliere un lavoratore e rendere il servizio efficace ovviamente è del tutto differente”. Sulle politiche attive, inoltre, “col mercato sottoposto a grandi cambiamenti occorre investire sulla formazione continua e sulla politica domanda-offerta tarata sui bisogni reali delle imprese”.

Affrontando il tema delle regole Sorrentino è tornata a criticare il Jobs Act: “Non ne abbiamo condiviso l’impianto  - ha detto -, nonostante la grande quota di incentivi alle imprese il mercato resta estremamente frazionato e instabile”. Da pochi giorni si è aperto il confronto con l’esecutivo, il sindacato è pronto: “Noi come Cgil ci siamo – ha assicurato -, abbiamo proposte e vogliamo scendere nel merito del confronto, ma vogliamo anche condividere il principio del progetto per il paese. Se il ministro sostiene che al centro ci saranno i lavoratori, allora siamo pronti a misurarci con questa sfida”.

Anche il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha commentato l’avvio del tavolo. “C’è stato un cambio di passo del governo – ha affermato -, ritengo sia merito della mobilitazione dei lavoratori che gradualmente è cresciuta. Il nostro paese ha un patrimonio essenziale di associazioni e sindacati, su queste bisogna fare leva se si vuole promuovere la rinascita civile e sociale del paese. Solo grazie all’azione dei sindacati  siamo riusciti ad evitare danni più gravi dalla crisi. Non confrontarsi coi sindacati – ha concluso – era una mancanza culturale del governo in carica”.

Il lavoratore: il nostro salumificio in crisi, istituzioni assenti

Il dibattito è stato preceduto dall’intervento di Giuseppe Preite, delegato del Salumificio Scarlino Srl, che ha raccontato la crisi della sua azienda: “Tutte le persone che sono in cassa integrazione a zero ore hanno dai 50 anni in su, tra poco gli ammortizzatori finiranno. Finora le istituzioni ne sono rimaste fuori, stiamo conducendo questa battaglia da soli con la Cgil”. Giuseppe si è rivolto direttamente al ministro Poletti: “Non chiediamo niente di straordinario, vogliamo solo lavorare. A 55 anni non so cosa dire ai miei figli perché non troverò un altro lavoro: l’azienda ha spostato i macchinari in Polonia, in passato ha attinto a fondi pubblici. Noi rischiamo di andare a casa, nessuno ci tutela: i lavoratori sono sempre l’anello debole”.