"Ieri pomeriggio è stato incendiato il campo rom tra Casalnuovo e Afragola. Stamattina all’alba il fumo avvolgeva tutta la città e buona parte della provincia, e mentre scriviamo queste parole ciò che resta del campo continua a bruciare. Nell’immaginario della città, questa storia rischia di passare come un rogo qualsiasi, come una nuvola di fumo che inquina il risveglio dei quartieri del centro. A essere tossico è anzitutto il razzismo, chi usa la violenza e la barbarie per annientare e immiserire la vita di tante e tanti, soprattutto bambini. A rischiare la vita sono stati soprattutto loro, come se non bastassero le condizioni di povertà e indigenza che vivono a causa dell'assenza di politiche vere di integrazione e accoglienza". È quanto afferma, in una nota congiunta, #UnPopoloinCammino, ovvero Camera del lavoro metropolitana di Napoli, Libera Campania, Cgil Campania, Forum Antirazzista della Campania, Act! Agire Costruire Trasformare, Rete della Conoscenza Campania, Unione degli Studenti Campania, Movimento "Ci avete ucciso la salute", Associazione "Terra di confine" Ponticelli, Link Napoli, Legambiente Afragola, Associazione immigrati uniti di Afragola, Associazione La Nuova Casa, Associazione La Bottega del nonno, Arcigay Napoli e 48ohm - Spazio Collettivo.

"E' il momento di manifestare, sin da subito, il nostro rifiuto a ogni forma di razzismo e violenza. Conosciamo bene i legami pericolosi che ci sono sui nostri territori tra razzismo e camorre. Un legame pericoloso che un giorno sfrutta le persone per i propri interessi e l'altro fa propaganda razzista. Bisogna dare immediatamente un segnale forte di solidarietà e vicinanza alle persone, alle famiglie, alle donne e agli uomini vittime di questo attacco brutale e razzista. Come spesso accade in questi casi, il rischio è che passino in secondo piano e vengano dimenticate proprio le persone. A bruciare non sono rifiuti, non sono baracche: quelle che bruciano sono case che abbiamo lasciato che fossero costruite con le lamiere, sono storie, sono oggetti conservati con fatica e premura, sudore e sacrifici che stanno scomparendo dentro una nuvola di fumo. Serve, quindi, che le amministrazioni locali facciano subito la loro parte: a partire dal diritto alla casa, per finire alle politiche di accoglienza, sul lavoro, per i diritti. Se bruciassero le nostre case, i telegiornali mainstream verrebbero a sgranare l'elenco degli oggetti perduti, della vita di sacrifici da ricostruire. Noi vogliamo che vengano raccontate le storie di 150 donne, uomini, bambine e bambini che hanno perso tutto. Perché crediamo che il senso di comunità non sia quello che provano a costruire camorre e razzisti, ma proprio il diritto a riaffermare e realizzare la dignità per tutte le persone indiscriminatamente", conclude il comunicato.