Compie un passo avanti importante la legge contro il caporalato. Inizia infatti oggi (lunedì 19 settembre) alla Camera, in sede congiunta presso le commissioni Giustizia e Lavoro, l’esame del ddl 2217, di iniziativa governativa, chiamato “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”. Il disegno di legge è stato approvato dal Senato il 1 agosto scorso, con 190 voti a favore, 32 astensioni e nessun contrario. Per le commissioni si prevedono circa due mesi di lavoro istruttorio e di audizioni, poi arriverà la calendarizzazione in aula. Se non vi saranno intoppi, l’approvazione definitiva dovrebbe avvenire all’inizio del prossimo anno.

Il disegno di legge, anzitutto, introduce inasprimenti delle pene per i “caporali” mediante la riscrittura dell’articolo 603-bis del Codice penale relativo all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro: si prevede la reclusione da uno a sei anni (più una multa da 500 a mille euro per ciascun lavoratore), reclusione che sale da cinque a otto anni in caso di minacce o violenze (parimenti la multa sale da mille a 2 mila euro per lavoratore). Inoltre, si stabiliscono ulteriori aggravanti se il numero dei lavoratori sfruttati è superiore a tre oppure se vengono reclutati minori.

Il provvedimento prevede anche indennizzi per le vittime (prelevati dal cosiddetto “fondo antitratta”), la responsabilità penale per le aziende che “utilizzano” i lavoratori reperiti dai caporali, la confisca obbligatoria dei beni (come per i reati di associazione mafiosa). Le imprese che vengono coinvolte nei procedimenti giudiziari – allo scopo di evitare il blocco delle attività e la perdita di posti di lavoro – sono affidate dal giudice in gestione ad amministratori da lui nominati. Il disegno di legge, infine, rafforza la “Rete del lavoro agricolo di qualità”, creata da Campolibero nel settembre 2015, articolandola in sezioni territoriali e allargandola a enti locali, centri per l’impiego e parti sociali.