Un faccia a faccia serrato, a tratti persino teso, fatto di domande incalzanti e di risposte mai evasive. L’intervista alla segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, a cura di Roberto Napoletano, direttore de Il Sole-24 Ore, che ha di fatto chiuso la kermesse fiorentina “Le Giornate del Lavoro” (12, 13 e 14 giugno), quest’anno alla sua seconda edizione, ha affrontato questa sera – nella suggestiva cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio – i principali nodi dell’attualità politica, economica e sociale.

A cominciare dai problemi più urgenti per il paese: “Rinnovare i contratti per aumentare i salari. Cercare una soluzione per governare la stagione complicatissima che stiamo vivendo, con gli investimenti, senza escludere interventi pubblici. Cambiare la legge sulle pensioni”, le tre sfide lanciate dalla leader della Cgil. Per continuare con i temi più interni alla vita delle organizzazioni sindacali, come l’immancabile domanda sull’eccessivo peso degli iscritti pensionati: “Grande rispetto per gli iscritti al sindacato dei pensionati – ha ribattuto la leader di corso d’Italia -, che hanno ricostruito il paese dopo la guerra e pagano le tasse fino all'ultimo centesimo. Detto questo, vorrei ricordare che la prima categoria Cgil per iscritti è la Filcams, con tantissimi giovani impiegati nei lavori oggi più precari”.

L’intervista ha virato poi sul tema attualissimo del Jobs Act. “Non è possibile convincerci che abbiamo sbagliato, peraltro il saldo positivo di assunzioni a oggi registrato è frutto della decontribuzione e, come controprova, si segnala il crollo dell'apprendistato. In ogni caso, se le persone trovano lavoro, è evidente che siamo i primi a festeggiare, quel che è sbagliato è dire che si tratta di posti di lavoro figli dell'abolizione dell'articolo 18. Senza contare che sono troppo pochi per dire che c'è una robusta inversione di tendenza”.

Caso Fiat: Marchionne torna ad assumere, ha chiesto Napoletano, non sarà che su questo fronte aveva ragione lui? “Non è così, una delle ragioni che hanno permesso a Fca le nuove assunzioni è la decisione di Obama di finanziare il salvataggio della Chrysler ponendo dei vincoli, quell'operazione che, ahimè, il nostro governo non fa. Vedo in giro affermarsi una strana idea: se critichiamo la Fiat perché ci ha escluso dalle relazioni industriali, non significa che ci auguriamo il suo fallimento. Il problema vero è che nella crisi un quarto della capacità produttiva del nostro paese è andato perso”.

Sulla rappresentanza, sindacati e imprese hanno finalmente trovato un accordo. Perché, ha domandato il direttore del Sole-24 Ore, non è ancora operativo? “Non c’è dubbio che abbiamo perso tempo per individuare i meccanismi, ora a fine giugno l’Inps dovrebbe essere in grado di dare le prime rilevazioni. L’unico adempimento ancora da risolvere è dove depositiamo i voti. L'accordo è dunque operativo, ci abbiamo messo del tempo, ma stiamo recuperando terreno, anche se l’accordo non può fermarsi a Confindustra”.

Ancora in tema di relazioni industriali, il confronto ha toccato il tema della contrattazione: “Per noi la soluzione con i due livelli è la migliore. Abbiamo bisogno di regole universali. Non abbiamo alcuna ostilità nei riguardi della contrattazione decentrata, ciò che non condividiamo è quanto di tanto in tanto trapela dai documenti di Confindustria, e cioè che i due livelli debbano essere alternativi”. Ma il vero controsenso, per la segretaria Cgil, è un altro: “Perché se il paese perde capacità produttiva, l’unica cosa che si riesce a proporre è la riduzione dei salari e il loro aggancio alla produttività?”.

Se invece si fosse dato più ascolto ai sindacati, rinunciando a considerarli l’origine di ogni male del paese, forse le cose sarebbero andate meglio: “Chiediamoci – ha argomentato Camusso - cosa sarebbe successo in questi anni se Cgil, Cisl e Uil non avessero fatto centinaia di migliaia di accordi e salvato tanti posti di lavoro. Leggenda metropolitana quella di imprenditori salvatori della patria e dei sindacati che bloccano le riforme”.

Di strettissima attualità, il tema della corruzione: “Bisogna fare qualcosa per impedire che si ripetano casi come quello di Mafia capitale. In questo il lavoro può aiutare, rappresentando una frontiera per la legalità. Ma non vedo una discussione da parte della politica per varare dei provvedimenti. Mi domando, per esempio, perché non si proponga al più presto di ridurre a una sola le stazioni appaltanti”.

Sul banco degli imputati anche il governo: “Faccio fatica a pensare che Renzi abbia questo straordinario modello di cambiamento del paese. Il suo esecutivo non ha un progetto per portarci fuori dalle secche. Per quanto ci riguarda, abbiamo intenzione di dare una mano su contenuti che condividiamo, come la norma sul falso in bilancio. Sul lavoro non vediamo come ciò possa accadere”.

La riforma della scuola: “Come si può parlare – ha detto ancora Camusso – di un innalzamento della scuola italiana se ci si preoccupa di affidare risorse al preside sceriffo anziché lottare contro i veri mali del nostro sistema d’istruzione? La prima domanda è: reggiamo con una dispersione scolastica che cresce e con due milioni di Neet?”. (G. I. e M. M.)