“Il governo sceglie misure di destra, la sua unica logica è attaccare i sindacati”. E’ il titolo della intervista al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso pubblicata oggi da Repubblica. “Si assiste ad una rappresentazione distorta - spiega la dirigente sindacale - come se il problema dell’Italia fossero le organizzazioni sindacali. Renzi fa l’errore di ritenere che la perdita di competitività dipenda dai diritti e non dalla mancanza di investimenti”.

La perdita di competitività, caso mai, dipende caso dalla precarizzazione del lavoro. “Ma il punto vero – spiega Camusso – riguarda probabilmente il fatto che Renzi, non avendo ottenuto nulla in Europa per il cambiamento delle politiche economiche, cerca di usare la bandierina dell’articolo 18 per ottenere maggiore flessibilità. Ma l’Europa è contro un mercato del lavoro duale, in Europa è il contratto a tempo indeterminato ad essere considerato lo standard”.

“Abbiamo una deflazione che ci può divorare - aggiunge -, siamo stretti tra il patto di stabilità e il blocco degli investimenti, e il tema diventa: come rendere più facili i licenziamenti? Mi sembra sbagliata e grave l'idea che possa esserci una decretazione d’urgenza sui licenziamenti.

“Di certo - osserva - con queste misure non crescerà il Pil, il Paese resterà in deflazione e non recupereremo il 25 per cento di capacità produttiva che abbiamo perso. La logica scelta non è quella di aggredire le cause dell'economia ma solo attaccare il sindacato. Peccato che in gioco ci siano i lavoratori e il Paese”.

Alla domanda su una possibile caporetto del sindacato, Camusso risponde che “con queste misure la Caporetto rischia di farla la nostra economia. Il problema non è il sindacato, ma come si crea lavoro e quali sono le condizioni dei lavoratori”.

La leader Cgil dice poi di essere stata molto colpita dal fatto che Renzi abbia parlato di apartheid nel mercato del lavoro. “Per restare nella metafora, vorrei ricordare che mai in Sudafrica si è pensato di superare l’apartheid peggiorando le condizioni della popolazione bianca, cancellando i loro diritti di cittadinanza. Nel frattempo in Italia si continuano a dare dati falsati sull’articolo 18 e soprattutto si smentiscono i tanti annunci del governo sulla costruzione dell’universalità delle tutele”.

Quanto al contratto a tutele crescenti, Camusso ribadisce che “la Cgil è per un contratto a tutele crescenti che alla fine abbia una pienezza di diritti per il lavoratore e poche altre forme contrattuali”. Poi si dovranno verificare le scelte concrete, perché “nella dichiarazioni del governo c’è molta ambiguità. L’introduzione del contratto a tutele crescenti vuole dire che si aboliscono le attuali 46 tipologie di contratti? Vuol dire che il decreto Poletti sui contratti a termine verrà superato?”.

Rispondendo infine alla domanda su un possibile sciopero generale, Camusso ribadisce che “in assenza di un confronto e risposte alle osservazioni di chi come noi - piaccia o meno - rappresenta milioni di lavoratori, non potremo che mettere in campo una grande mobilitazione, che mi auguro unitaria con Cisl e Uil. Nulla può essere escluso, nemmeno lo sciopero”.