Dopo la manifestazione del 2 settembre al Lido di Venezia, Cgil Cisl Uil di categoria e una rappresentanza dei lavoratori dei beni culturali di Venezia e del Veneto hanno incontrato stamattina il ministro Franceschini con cui hanno avuto uno “scambio di idee” sui problemi del settore, a partire dalla mancanza di investimenti e di personale oltre che di riconoscimento delle professionalità che operano nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Ne dà notizia la Cgil Veneto ricordando che nella regione “finora le assunzioni sono state una: quella della direttrice delle Gallerie dell’Accademia”.

Durante l'incontro i sindacati del pubblico impiego Fp Cgil, Cisl Fp, Uil PA hanno consegnato un documento a Franceschini. “I lavoratori degli uffici periferici veneti del MiBACT”, si legge nel documento consegnato al ministro, manifestano perché sono “fermamente convinti che per un sistema dei beni culturali all’altezza del nostro patrimonio e del nostro territorio, dobbiamo ripartire dal lavoro e dalla valorizzazione delle professionalità dei lavoratori. Nonostante il clima riformistico, quanto richiesto da anni non lo vediamo realizzarsi nella gestione delle soprintendenze e nei musei del territorio di Venezia”.

I sindacati lamentano “l'assoluta mancanza di un piano serio di investimenti pubblici sul settore”, i musei “non hanno risorse significative e quelle che ci sono ogni anno sono soggette a tagli”, “i lavoratori, oltre al blocco dei contratti nazionali, attendono il pagamento del salario accessorio arretrato e riferito a prestazioni, ovvero servizi, già svolti (quelle degli ultimi mesi del 2014 e del 2015)”.

“In realtà – si legge nel documento - viene sottovalutata la cronica carenza di organico del ministero; se il patrimonio culturale è la ricchezza inalienabile del paese, per far funzionare l'intero sistema servono le persone: architetti, archivisti, bibliotecari, storici dell’arte, restauratori, e tutto quel personale di vigilanza e accoglienza che rende fruibile musei, aree archeologiche, gallerie, archivi e biblioteche nonostante una dirigenza spesso assente o poco utile”.

La riforma Franceschini, proseguono,“non ha portato assunzioni o incremento di personale ma solo richiesta di maggiori servizi. Manca da sempre un piano di assunzioni e la dotazione organica approvata a inizio agosto, apre scenari di mobilitazione coatta assolutamente inaccettabili per i dipendenti che in questi anni hanno retto la baracca. Non vengono riconosciute le reali professionalità che quotidianamente operano nella tutela e nella valorizzazione. Si pensi che su scala nazionale operano centinaia fra archeologi, architetti, storici dell'arte, funzionari amministrativi e bibliotecari che attendono dal 2007 il riconoscimento della loro reale qualifica”.

Lavoratori e sindacati sono preoccupati anche dalla riforma Madia, e dalle misure che prevede riguardo “l'accentramento attorno ai prefetti regionali di poteri così specifici e nella facilità con cui si formerebbe il silenzio assenso nei procedimenti amministrativi”, misure in cui “noi vediamo un chiaro segno di rottura del sistema delle tutele”, e concludono: “Siamo stanchi di giustificare disorganizzazione e disservizi. Il sistema MiBACT vogliamo cambiarlo noi, con maggior qualità, più attenzione all’utenza, più benessere organizzativo, più coinvolgimento dei lavoratori”.