Il Comune di Venezia ha deciso di licenziare tutte le educatrici e le insegnanti a tempo determinato, circa 55, motivando il provvedimento con la classificazione del territorio in zona rossa e la conseguente chiusura delle scuole. “Come Cgil - ha detto Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil provinciale - la consideriamo semplicemente una scelta vergognosa. Una scelta che ha umiliato queste lavoratrici per risparmiare qualche centinaio di euro sulla loro pelle e quella dei bambini. È bene che le famiglie del Comune sappiano quanto sta avvenendo”.

Il Ministero dell’Istruzione, scrive il sindacalista, già a novembre disponeva che: “I contratti già sottoscritti ai sensi dell’articolo 231-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 (si tratta dei cosiddetti “posti Covid-19”) non devono essere risolti, né nel caso dei docenti né in quello degli ATA”.

Di avviso contrario, evidentemente, il Comune di Venezia, che ha deciso di non applicare questa indicazione "per mettere al primo posto qualche piccolo e misero risparmio invece dei bambini".

“Questo personale - prosegue Giordano - che ha grande professionalità e che è stato determinante per la tenuta dei servizi educativi durante la pandemia, viene lasciato a casa per dieci giorni per poi essere richiamato d’urgenza martedì se le scuole potranno riaprire. Una logica da “usa e getta” che è assolutamente in linea con la gestione di questi servizi negli ultimi anni, che sta determinando un loro impoverimento e un calo costante delle iscrizioni. Le famiglie scelgono di guardare alle scuole Statali o paritarie perché capiscono come questi servizi sono gestiti con la calcolatrice e non con l’attenzione che si dovrebbe ai bambini”.

“Abbiamo scritto due lettere all’Assessore Laura Besio per sollecitarla a rivedere questa scelta ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta – aggiunge Giordano - Si poteva provare a fare una sospensione parziale o a trovare soluzioni ponte che non comportassero il licenziamento ma, purtroppo, da parte di questa Giunta non c’è mai ascolto”.

“Queste lavoratrici sono state escluse anche dai cosiddetti “legami a distanza” con i bambini e le famiglie come se fossero scomparse nel nulla. Sono state figure di riferimento in questi mesi e adesso sono nel dimenticatoio per essere ritirate fuori alla riapertura quando torneranno ad essere indispensabili, a causa della carenza grave di organici che da mesi denunciamo”.

“Sicuramente questi atteggiamenti - conclude Giordano - determineranno soltanto la possibilità che queste lavoratrici guardino ad altri enti o Comuni che offrono condizioni migliori e trattamenti adeguati invece di restare nel Comune di Venezia e contribuire a mantenere alta la qualità della nostra offerta educativa”.