Prime pagine

Ieri è stato consegnato ai partiti di maggioranza il Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza. Il sole 24 ore titola: “Recovery Plan, eccole le 47 linee d’azione. Sanità, piano Speranza da 18 miliardi”. Scelta assai differente quella del Corriere della Sera: “Il governo è a un passo dalla crisi”, così come per La Repubblica: “Governo ultimo atto”. Il Messaggero tiene insieme le due questioni e recita: “Il Recovery non evita la crisi”. Altra la sottolineatura de La Stampa: “Piano Pandemico: scegliete chi salvare”, nel sommario si sottolinea la delusione del Quirinale ai venti di crisi che soffiano e si depositeranno subito dopo l’approvazione del Recovery in Consiglio dei Ministri. Il Fatto Quotidiano si pone un interrogativo: “Chi vuole piazzare due indagati al governo”. Infine il Manifesto che dedica la foto notizia di apertura agli Usa “Impeach e imbrogli”, mentre il contro apertura “Il Recovery non va in crisi”.

Le interviste

Crisi e pandemia gli interrogativi che i giornali sottopongono agli intervistati. Dura la ministra Teresa Bellanova dalle colonne de Il Figlio: delusione, ritardi, pigrizia. Questi sono gli aggettivi che utilizza per esplicitare il proprio stato d’animo. “La crisi finisce dandosi un nuovo affidamento se ce ne sono le condizioni”, afferma la titolare del dicastero dell’Agricoltura, e prosegue “Questo governo non è nato per continuare quello precedente con altre forme ma per marcare un tratto del tutto differente. E questo nonostante il presidente del consiglio sia sempre lo stesso. il Recovery è uno dei punti dirimenti. Ma non è l’unico”. Il democratico Dario Nardella, sindaco di Firenze, affida a Il Mattino la sua riflessione: “Ben vengano le richieste di Renzi se l’obiettivo è rafforzare l’esecutivo”. Su il Manifesto, Giuseppe Brescia del Movimento 5 Stelle, rivendica: “Un patto di legislatura che rilanci il Governo. Questa maggioranza può ancora raggiungere ottimi risultati”. Ancora un esponente dei 5 Stelle riflette sulla crisi politica, è il capogruppo al Senato Ettore Licheri che dialoga con Gianna Santamaria di Avvenire: “Penso che le parole di Mattarella non cadranno nel vuoto, C’è una crisi che morde la carne viva del Paese, quindi serve senso di responsabilità”. Rispondendo poi ad una domanda sul voto a Palazzo Madama in caso di conta, risponde: “Escludo possa esserci stata attività di scouting. Credo ci sia invece una generale consapevolezza che occorre sconfiggere il Covid e spendere bene i soldi del Recovery Fund. Un eventuale vuoto di potere di 4-5 mesi non aiuterebbe certo il raggiungimento di questi obiettivi”.

Riflettendo, invece, sulla crisi pandemica molti esperti sottolineano la necessità di continuare con le misure restrittive per contenere la diffusione del virus. Ne parlano Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negli a pag. 11 del Corriere della Sera, sostiene che “La prima dose dei vaccini andrebbe fatta a tutti”, sembra fargli eco il virologo Fabrizio Pregliasco dalle colonne de Il Messaggero che dice: “L’epidemia sta peggiorando, trovo pericoloso ritardare le restrizioni. Per un paio di mesi zone rosse estese invece di limiti e orari difficili da gestire”. Riaprire le scuole? Risponde Anna Chiara Stinchi, professoressa di liceo a Bologna, dalle pagine de La Repubblica: “La Dad funziona, non demonizziamola. Noi stiamo lavorando con i ragazzi anche sodo. I ragazzi mi fanno una tenerezza infinita, sono loro le prime vittime e non so cosa farei per restituirgli la vita di prima. Ma non possiamo nemmeno fingere che la realtà sia normale perché non lo è…i ragazzi perdono la scuola come socialità, ma non si può dire altrettanto sotto il profilo scolastico, la loro preparazione in certi casi è anche più innovativa”.

Editoriali e commenti

Si torna a parlare di scuola anche nelle riflessioni degli editorialisti. Carlo Verdelli sul Corriere della Sera si interroga: “Chi pensa ai nostri ragazzi?”, mentre Concita De Gregori su La Repubblica, rivendica che sulle “Scuole chiusa, diteci la verità”.

Sullo sciopero degli studenti che rivendicano la scuola in presenza ma in sicurezza il video racconto di Collettiva a cura di Simona Caleo, quello per immagini realizzate da Marco Merlini, e la riflessione della vice segretaria della Cgil Gianna Fracassi.

Il sole 24 ore ospita diverse riflessioni sul PNRR. “Più la si guarda da vicino e meno la bozza del Piano Nazionale per la ripresa e la resilienza convince. Intanto, ancora non prendono forma definitiva gli impegni di riforma, che in massima parte paiono generiche indicazioni di obiettivi”. Lo affermano Claudio De Vincenti e Stefano Micossi che proseguono: “Nonostante alcuni correttivi, rivela una scelta molto discutibile, quella di affidare la trasformazione dell’economia italiana a una miriade di sussidi e microinterventi, sacrificando le infrastrutture e gli investimenti sulle reti”. Molti sono gli esempi che gli autori utilizzano per suffragare la propria tesi, e concludono affermando: “Il PNRR deve mantenere i grandi assi prioritari -digitalizzazione della Pa, Industria 4.0, banda ultra larga, attrattori culturali, alta velocità di rete, rigenerazione urbana – concentrando efficacemente gli interventi a sostegno di un numero limitato di scelte prioritarie…La coesione territoriale e il superamento del dualismo Nord-Sud deve costituire un filo rosso che attraversa tutte le missioni e i programmi di cui il Piano si compone. Non si tratta di partire da zero ma di recuperare una visione unitaria e nazionale dispersa nelle 47 linee di intervento”. Sempre dalle colonne de Il sole 24 ore, economista Riccardo Realfonso sottolinea i “Rischi di un Piano a scartamento ridotto” sottolineando le insufficienze che a sui giudizio si trovano nelle varie bozze del Documento fin qui circolate. Sui venti di crisi che soffiano sul modello di crisi riflesse, sullo stesso quotidiano, Aldo Bonomi a partire da una ricerca “L’Italia Policentrica” dell’Associazione Mecenate ’90.
Secondo Davide Dattoli e Lorenzo Maternini, lo affermano a pag. 28 de La Repubblica: “Il Nex Generation è l’occasione per coinvolgere i giovani del nostro Paese a co-costruire il loro futuro. È tempo che, anche per i grandi progetti strategici, si pensi ad un nuovo tipo di partenariato pubblico-privato, che coinvolga anche le realtà più giovani e innovative”.
Ancora un economista, Salvatore Bragantini, ma a pag.7 di Domani, lancia un allert ma diverso per obiettivo. Non si occupa di PNRR ma di Par, Patrimonio Rilancio. Un fondo di 44 miliardi per salvare le imprese con il “patrimonio destinato” ma Destinato a chi e a cosa?
Apparentemente fuori dal coro la riflessione di un altro economista, Carlo Cottarelli ospitato da La Stampa. L'incipit è emblematico: "Qual è il più importane piano oper l'economia italiana in questo momento? la risposta sembrerebbe chiara: il Recovery Plan. Deve essere così se c'è il rischio che il governo cada proprio sulla formulazione di tale Piano. Ora, l'importanza di tale piano è indubbia nel medio termine. Ma al medio termine occorre arrivarci e per arrivarci dobbiamo superare la crisi Covid senza troppi ulteriori danni. Per questo penso che la vera priorità al momento sia il Piano Vaccini". 

Moltissime le riflessioni “politiche” ospitate dai quotidiani: ne scrivono – tra gli altri -  Lina Palmerini su Il sole 24 ore “L’attesa del Colle per le mosse dei leader”; Massimo Franco sul Corriere della Sera “Un conflitto che rischia di costare caro all’Italia”; Stefano Folli su La Repubblica “Le ambizioni e la responsabilità”; Federico Geremicca su La Stampa: “Conte e Renzi nel buco nero”.

Economia lavoro e sindacato

Il quotidiano torinese La Stampa pubblica una interessante inchiesta curata da Gabriele De Stefani e Claudia Luise dal titolo emblematico: “Il lavoro sparito e le nuove povertà, il grande Nord ora rischia l’abisso”. È un viaggio nelle regioni settentrionali, quelle più colpite dalla prima ondata pandemica, ma il declino non è cominciato con il coronavirus, Covid è stato un acceleratore di ciò che è cominciato almeno dieci anni fa. E dagli imprenditori arriva una consapevolezza che è anche un monito forte: “La capacità di reazione alla pandemia, e nello specifico il Recovery Fund, segnano un passaggio storico. O si sale sul treno al momento giusto, o si finirà per rimanere fermi a guardare il resto dell’Europa rimettersi in viaggio”.

“Lavoro, giustizia e burocrazia. I nodi politici del Recovery Plan” secondo Federico Fubini del Corriere della Sera. Sull’argomento e sulle anticipazioni del Piano, molti i resoconti pubblicati dai diversi quotidiani.

E si torna a parlare di tasse. L’occasione è data dalla giornata inaugurale dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale delle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Da leggere i resoconti su Il sole 24 ore (pag. 6) che riporta le proposte del Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ettore Maria Ruffini e del capo del Servizio assistenza fiscale di Bankitalia Giacomo Ricotti. A pag. 24 del Corriere della Sera, sullo stesso tema scrive Enrico Marro, e sempre a pag. 24 ma de La Repubblica, ampio resoconto della giornata firmato da Roberto Petrini.

Molti gli articoli sull’emergenza sanitaria pubblicati, dalle nuove misure che dovrebbero essere nel Dpcm di prossimo varo, ai nuovi ristori contenuti in un Decreto in via di definizione, fino alle cronache sulla campagna vaccinale. Poco si parla, invece, di chi da bonus sussidi e interventi è rimasto escluso. Sono circa 300mila atipici, precari, disoccupati. Ne racconta Patrizia Pallara su Collettiva. E sempre su Collettiva Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, offre ai lettori un’analisi sui “Reati al tempo del Covid”.

Infine, da segnalare, un elzeviro di Francesco Riccardi pubblicato da Avvenire, il titolo significativo recita: “I diari di Trentin: crisi della sinistra a dottrina sociale”, e il sommario illustra il punto di vista dell’autore: “Nel profetico sguardo di intellettuale sui tradimenti del pensiero progressista si individuano terrenti fecondi di incontro con il mondo cattolico”.

In apertura di Collettiva tappa in Basilicata del viaggio tra le Regioni della Cgil cominciato un paio di settimane

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